Test rapidi dai medici di famiglia, la protesta: "Non siamo un tamponificio"
"Si sta costringendo tutta la medicina di famiglia a farsi carico di un'incombenza pericolosa", lamenta il sindacato SnamiPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Non tutti i medici di famiglia sono favorevoli all'accordo con Regione Sardegna per la somministrazione di tamponi rapidi.
L'intesa è stata firmata solo da Fimmg (Federazione italiana Medici di Medicina Generale) ma ovviamente è valida per tutti.
"Una pagina vergognosa del sindacalismo sardo - commenta il presidente di Snami Sardegna Domenico Salvago - di fatto si sta costringendo tutta la medicina di famiglia, anche chi non è d'accordo e gli iscritti ai sindacati che non hanno sottoscritto l'accordo nazionale e quello regionale, a farsi carico di un'incombenza pericolosa".
Un'obbligatorietà "deleteria" per i medici, sostiene il vicepresidente di Snami Edoardo De Pau: "Statisticamente un otto/quattordici per cento dei tamponi può avere esito positivo - spiega - i medici che avessero effettuato quei tamponi potrebbero diventare dei contatti e dovrebbero interrompere temporaneamente la professione".
E in questo caso, si chiede, "chi continua ad erogare l'assistenza sanitaria ai nostri assistiti? Non siamo un laboratorio di analisi, né un 'tamponificio' e soprattutto non possiamo farci carico di altre incombenze perché la nostra giornata lavorativa è già attualmente pesantissima con dei carichi di lavoro non più sopportabili".
La sfida dello Snami Sardegna, conclude Salvago, "sarà quella di far esprimere democraticamente tutti i medici di famiglia sardi, sindacalizzati e non, attraverso un sondaggio regionale per il ritiro di questa sciagurata firma".
(Unioneonline/D)