«Il Golfo degli Angeli non si tocca». I Comitati contro l’assalto eolico, fotovoltaico e agrivoltaico nell’Isola non lo mandano a dire: «Nessuno costruirà altre pale senza consenso dei sardi». I grandi interessi speculativi sull’Isola non potevano prescindere dall’off shore, business multimilionario che, non a caso, coinvolge gruppi internazionali dalle potenzialità economiche enormi. Ma c’è qualcosa di più dei parchi eolici che turba gli attivisti.

La richiesta della Nuova Icom per la creazione di un hub logistico nel porto canale di Cagliari per lo stoccaggio delle componenti degli impianti eolici è il segnale di una nuova accelerazione del processo che la Rete Pratobello non esita a definire «colonizzazione energetica» dell’Isola. Non essendoci – di fatto – una copertura legislativa, ora la rivolta degli attivisti, oltre che con manifestazioni e sit-in, si espliciterà con una sorta – parole loro – di «Vietnam giuridico». È di ieri la notizia della richiesta di accesso agli atti per capire meglio le pretese della Nuova Icom. In futuro, se quel che emergerà «sarà contra legem e contro le comunità locali», le contestazioni potrebbero essere anche di altro tipo.

Tutti i dettagli nell’articolo di Lorenzo Piras su L’Unione Sarda, in edicola e nell’app.

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