Ancora troppe violenze sulle donne, in campo la Commissione Regionale Pari Opportunità
Omicidio passionale, amore criminale, gelosia e raptus incontrollato sono definizioni che non aiutano a capire cosa accade veramente. Non dicono, cioè, che dietro si nascondono spesso anni di abusi, maltrattamenti, vessazioni, persecuzioni.
I dati sulla violenza contro le donne sono ancora inquietanti: in Italia circa 7 milioni, dice l'Istat, ha subito una forma di violenza (fisica o sessuale), 3 su 10 hanno un'età compresa tra i 16 e i 70 anni.
Con l'obiettivo di sensibilizzare soprattutto i più giovani a questa piaga sociale, scende in campo la Commissione regionale Pari Opportunità con l'iniziativa dal titolo "Le facce della violenza - osserva - ascolta - agisci: difenderti puoi".
A Cagliari, sotto un gazebo che girerà per le più importanti piazze della Sardegna, questa mattina gli studenti dell'Istituto Sacro Cuore insieme ai passanti hanno dialogato con psicologi, criminologi, avvocati e hanno assistito a una lezione di difesa personale.
"La violenza si manifesta già in fase embrionale mediante piccoli gesti che spesso appaiono insignificanti. E' importante saperli riconoscere per capire come difendersi", spiega Barbara Congiu, presidente della Commissione.
Espressioni come "Ti chiudo in casa", oppure "non sei buona a niente", per esempio, sono spie di una violenza che degenera sempre.
Soprattutto in Sardegna, ma non solo, esiste una specificità del problema. Schiaffi, spintoni, porte chiuse a chiave, lividi e urla, spesso rimangono soffocati nelle mura domestiche.
Nascosti. "Per paura, senso di vergogna, fallimento, spesso la donna sarda vittima di violenza non denuncia. Il nostro scopo è aiutare le donne vittime di violenza a uscire da questa condizione e denunciare", spiega Giordana Colli, esperta in ricerca e analisi della scena del crimine.
La violenza sulle donne è sistematica, trasversale, specifica, gravissima e culturalmente radicata.
Esiste, inoltre, un sommerso di violenze "ordinarie" nel quale rientrano anche forme più subdole, meno clamorose, che annientano la donna sul piano psicologico, economico e sociale.
"La violenza fisica è solo l'ultimo step di un percorso che comincia con la violenza psicologica", afferma Emanuela Piredda, psicologa e criminologa.
"La violenza psicologica è il primo dei fattori che le persone che ne sono vittime devono imparare a riconoscere prima che si trasformi in violenza fisica".
Obiettivo, quindi, aiutare le donne a denunciare. Il numero gratuito 1522, che fornisce risposte ai primi bisogni di chi subisce violenza, è attivo tutti i giorni, 24 ore su 24.