Aeroporto, 21 ordigni sfuggono al controllo
A rischio tutto il perimetro dello scalo cagliaritano con l’aggiunta del nuovo versante dell’ex aerostazione militare
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Silenzio. In pista rombano solo i motori del Boing 737 di Ryanair diretto a Valencia. Le acque dello Stagno di Santa Gilla si adagiano inquiete sul confine est dell’aeroporto internazionale di Cagliari. La recinzione è imponente come quella concertina di filo spinato aggrovigliata alle pendici di telecamere e sensori. Qui, nel giorno della divulgazione da parte del nostro giornale dell’esplosivo Security Report sullo scalo cagliaritano, regna il deserto. In via dei Trasvolatori, sede legale operativa della Sogaer, è domenica.
Carte pesanti
Giorno festivo, nonostante la pubblicazione del contenuto devastante dei documenti esclusivi del Nucleo Centrale Ispettivo dell’Enac, l’Ente nazionale dell’Aviazione Civile, delegato dal Presidente del Consiglio dei Ministri alla sicurezza del principale aeroporto dell’Isola. Carte pesanti come le accuse mosse al sistema della security gestito direttamente dai vertici della società di gestione e dalla sua collegata, che opera in regime di housing, ovvero esegue il servizio senza deleghe a società esterne. Quel verbale di cui siamo entrati in possesso mette spalle al muro responsabilità dirette dei vertici aziendali che, da mesi e mesi, ben sapevano che apparati tecnologici fondamentali per la sicurezza erano totalmente fuori uso. Da sei mesi quelle imponenti reti di recinzione, ben 4 chilometri e mezzo, erano prive di qualsiasi allarme antintrusione e nessuna telecamera su più fronti era funzionante. Un vulnus alla sicurezza gravissimo, per il quale niente è stato fatto sino all’irruzione in pista degli uomini del Nucleo Centrale Ispettivo con la delega a non guardare in faccia a nessuno. Del resto la sicurezza di un aeroporto non è delegabile a leggerezze o simpatie personali.
Un buco di sei mesi
Sei mesi che pesano come un macigno sulla gestione della Sogaer, capofila societaria nella gestione degli apparati di sicurezza, a partire dagli appalti e le manutenzioni. Di certo erano in pochissimi a conoscenza di quel report segreto che i vertici di Sogaer hanno cercato in tutti i modi di blindare, paventando persino l’esistenza di notizie “classificate” e quindi da secretare. Ne avevano ben donde di tenere tutto segreto. Un silenzio eloquente funzionale ad evitare che trapelasse anche un solo spiffero su quei quattro giorni in cui gli ispettori dell’Enac avevano messo sottosopra l’aeroporto, dalla pista a tutta la catena di accesso dei passeggeri e bagagli. Un blitz che aveva trasformato lo scalo in un colabrodo, proprio per la mancata manutenzione ed efficienza degli apparati tecnologici a disposizione della security. Al personale, formato in decenni e con grande esperienza sul campo, era venuto meno quel sostegno tecnologico che solo con investimenti puntuali e un serio piano di manutenzione poteva essere garantito.
Il caso Bologna
Un caso analogo a quello di Cagliari si era verificato tempo fa a Bologna. Gli ispettori dell’Enac in quell’occasione erano riusciti ad eludere i controlli solo tre volte con altrettanti ordigni esplosivi improvvisati «IED», Improvised Explosive Device. In quel caso il Procuratore aggiunto di Bologna Valter Giovannini aveva aperto un fascicolo conoscitivo, senza indagati né titoli di reato.
Il caso Cagliari
Il carico di accuse su Cagliari, intanto, va ad ingrossarsi ora dopo ora. Se ieri abbiamo reso noto il report relativo al transito dei passeggeri, oggi pubblichiamo quello relativo a tutte le altre figure che ruotano all’interno dell’aeroporto. Il capitolo del dossier è codificato: «1.3 - Controllo delle persone diverse dai passeggeri e degli oggetti da esse trasportati». Il test eseguito è con articolo “proibito”. Alle 9.35 del 4 agosto del 2021 si presentano al varco staff partenze due ispettori in forma anonima. Uno con uno IED, un ordigno esplosivo improvvisato, e un altro con un coltello serramanico Opinel di 10 centimetri. In entrambi i casi l’esito è negativo. Gli apparati tecnici di sicurezza non individuano nessuno dei due oggetti proibiti.
Fbi dell’Enac
Alle 10.05 dello stesso giorno gli uomini dell’FBI dell’Enac si presentano al varco staff arrivi: anche in questo un ordigno improvvisato e lo stesso tipo di coltello. Ancora una volta nessuno di questi viene intercettato dai macchinari di sicurezza. Sempre allo Staff arrivi ci riprovano alle 10.45. Altro ordigno esplosivo improvvisato. Per l’ennesima volta riescono a passare senza alcun rilievo. Il quadro complessivo è devastante. Tra tutti i varchi passeggeri e staff messi sotto esame sono stati eseguiti ben 27 tentativi di introduzione di ordigni esplosivi e armi proibite. Solo sei volte questi sono stati individuati. Per il resto il drammatico pallottoliere dei rischi potenziali corsi sale a 21. Per ben 21 volte in tre giorni i varchi di sicurezza dell’aeroporto sono stati violati con ordigni esplosivi improvvisati. Tutto questo sino ad oggi era rimasto nel silenzio più assoluto. Come se non fosse doveroso far conoscere quello che stava realmente accadendo nella principale infrastruttura di trasporto dell’Isola e come, semmai, si intendeva porre rimedio. L’ispezione blitz degli apparati di security dell’Enac ha aperto un fronte inedito rilevantissimo nella gestione dell’aeroporto e non è escluso che quel dossier sia già a disposizione di altre autorità.
Le falle del sistema
Le carte in nostro possesso sono un rosario di buchi neri nella gestione della sicurezza che mettono sotto accusa l’intera governance aeroportuale. Solo a titolo di cronaca si riportano alcuni degli ulteriori rilievi sollevati dal Nucleo Centrale Ispettivo. Il più grave è quello che riguarda l’apparato Rx dello staff partenze. Il riscontro è senza appello: non conforme. Gli ispettori assegnano massimo 5 giorni per ripristinare gli strumenti radiogeni. Dall’interno all’esterno: «in molte zone lungo la perimetrale – scrivono gli ispettori – risulta presente una folta vegetazione con presenza di arbusti, canne e alberi» che impediscono la piena visuale della pista e del controllo della stessa per evitare illecite intromissioni. Lo stesso rilievo con condizioni anche peggiori viene mosso tra il cancello 10 e 11, tra il 12 e 13, tra il 17 e 18.
Serie carenze
Tutto abbandonato con “serie carenze”, scrive il report, per il controllo del sedime della pista e l’intero perimetro. C’è di più anche sul piano formale e conseguentemente sostanziale. Nel capitolo 1.5 dedicato alle verifiche della «Sorveglianza, pattugliamento e altri controlli fisici» la posizione del Nucleo Centrale è senza appello: «La procedura della sorveglianza non risulta approvata da Enac». Un quadro devastante che fa emergere i gravissimi pericoli sul piano della sicurezza non solo a terra ma anche e soprattutto in volo, considerato il rischio che reali ordigni esplosivi avrebbero potuto davvero decollare dall’aeroporto di Cagliari. Ora, è evidente, si attende di capire dai soggetti responsabili se sono state adottate tutte le misure indispensabili per rimediare al tracollo registrato dagli agenti sotto copertura del servizio ispettivo dell’Enac. Il tutto, però, è evidente, non può finire a tarallucci e vino.
Le segnalazioni pregresse
Nel dossier sicurezza, infatti, esistono segnalazioni reiterate sia della Polizia di Stato, di stanza all’aeroporto, che della stessa direzione regionale dell’Enac. Segnalazioni puntuali con le quali si chiedeva di sostituire telecamere e garantire il pieno controllo del perimetro aeroportuale. Porre rimedio, e darne notizia, significa anche individuare le responsabilità di quanto accaduto, senza scaricarle sugli anelli deboli della catena. I vertici non potevano non conoscere questa situazione ed è evidente che dovranno assumersene le doverose conseguenze, anche dinanzi agli organi che li hanno espressi. In tutta questa vicenda c’è un vulnus fondamentale: la gestione di uno dei punti nevralgici di un aeroporto, quello della sicurezza. Non si può far finta che niente sia accaduto.
Aeroporto Militare
Nel report, infine, c’è un capitolo non secondario: l’aeroporto militare passato nelle mani della Sogaer con procedure tutte da verificare. In pratica i rilievi del Nucleo Centrale fanno rilevare come tra la struttura sul fronte opposto dell’aerostazione vi sia una vera e propria “commistione” della sicurezza. Il fronte est, quello dell’ex aeroporto militare, passato sotto l’egida della Sogaer in cambio di denari e lavori, è ancora senza un disciplinare di sicurezza e gli ispettori lo fanno rilevare con estrema chiarezza: «per l’accesso dall’area militare all’area critica non risulta esservi un sistema di allertamento in caso di mancato rispetto della stessa». Secondo gli ispettori quel fronte ex militare non dà le garanzie necessarie di sicurezza.
Cittadella dell’aria
Un capitolo quello della Cittadella dell’aria, primo nucleo storico dell’aeroporto di Cagliari, che riserva nuove rivelazioni su passaggi segreti e accordi nascosti di beni e patrimoni statali in totale violazione delle disposizioni statutarie, anch’esse di rango Costituzionale. Ora, anche in quell’enclave del volo militare, il tempo si è fermato, tra oblio e negligenza.
(5. continua)