Monte Furru, nell'agro di Sassari, raggiungibile appena dopo via Baldedda, è uno scrigno di tesori nascosti e purtroppo dimenticati, divorati dal tempo e dalle intemperie.

In questi luoghi sono nate storie affascinanti e leggende, in cui è racchiusa la cultura di Sassari, specie dei secoli appena passati, vissuti da una società più semplice, ma profondamente crudele, divisa per classi. In cima c'erano i pochi colti: avvocati, notai, professori, medici e magistrati, ma la ricchezza vera la possedevano i grandi proprietari agrari. In mezzo c'era la borghesia sassarese, talvolta illuminata, composta soprattutto da commercianti, la cui unica legge in genere era il profitto e non certo il potere o la cultura. Infine, numeroso, il terzo stato: un esercito di braccianti, ortolani o agricoltori, spesso analfabeti, che eseguivano le mansioni più umili, e soprattutto faticose.

Se si guarda con occhio attento i vecchi poderi di Monte Furru sono evidenti queste disparità: le ampie stanze per i padroni, i piccolissimi alloggi per domestici e mezzadri.

GAZEBO OTTOCENTESCO - E quel gazebo ottocentesco di un vecchio casolare della zona (da tanti lustri tormentato dalle erbacce), elegantissimo e a pianta circolare, con splendide colonne in marmo, doveva essere uno sfizio dedicato a pochi eletti, un riparo estivo, dove si poteva pranzare con gli ospiti e volgere lo sguardo verso la bellissima valle. Il volgo invece poteva solo riposare e fantasticare, nel poco tempo libero a disposizione, magari osservando i nobili gozzovigliare.

A Monte Furru, dove fiorirono queste dimore sfarzose, nacque anche la magia della Casa degli spiriti, quella delle mura appartenute a Don Cristoforo Dequesada, marchese di San Saturnino, morto di vecchiaia a 80 anni, nel 1893. Vari anni dopo la sua dipartita si narravano di canti e di strane voci provenienti da quelle pareti decadenti.

LA LEGGENDA DEGLI SPIRITI - Un viandante un giorno tornava a Sassari. Dalla zona di Logulentu s'inerpicava verso Monte Furru, che gli avrebbe spalancato le porte della città. Era quasi buio e l'uomo vide un bagliore provenire dalla casa del marchese, udì anche voci gioiose, soprattutto femminili e ne fu irresistibilmente attratto. Nella casa venne accolto come un re e poi invitato da una fanciulla a partecipare ad un grande girotondo. All'inizio non sentiva la fatica, ma quel girotondo era sempre più vorticoso e veloce. All'uomo, dopo l'estasi, girava la testa e le sue gambe divennero molli e pesanti, ammorbate da una stanchezza improvvisa che lo stava uccidendo. Accanto a lui gli uomini e le donne che partecipavano al girotondo non sentivano la fatica e continuavano a sorridergli felici. Con la forza della disperazione il viandante si sottrasse a quella presa mortale e scappò, correndo col cuore in gola. Poi ebbe il coraggio di voltarsi, ma dietro di lui non c'era nessuno, le luci erano sparite e i canti gioiosi non si udivano più: c'era solo silenzio, ombre e un vecchio rudere, la casa di Don Cristoforo. Solo in quel momento l'uomo si accorse di avere ballato con dei fantasmi, quelli che volevano ammazzarlo di fatica.

Il viandante raccontò a tutti quella storia, che fece il giro della città. In molti gli credettero, altrettanti lo presero per matto. Ma da quel giorno la casa del marchese Cristoforo Dequesada divenne per tutti la Casa degli spiriti. E lo era sino a qualche anno fa. Ora, infatti, la leggenda magica è caduta nell'oblio e questa vecchia storia la ricordano soprattutto i più anziani. Il bellissimo gazebo (e il relativo appezzamento agricolo) è distante poche centinaia di metri dalla casa di Don Dequesada, quella dei fantasmi.

Pur coperti dai rovi e dall'incuria dell'uomo, entrambi potrebbero essere valorizzati e riaccolti dalla storia, finalmente strappati dall'ingiusto anonimato a cui sono stati condannati decenni fa.
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