Chi conosce bene l'Asinara sa che l'isola possiede un'anima, delicata e struggente, che si dona specialmente a chi ne apprezza i suoi silenzi, come quelli di una delle giornate di Pasqua più tristi di sempre.

Uno splendido sole illumina oggi l'isola, valorizzandone le acque cristalline e le pareti scoscese colorate dall'euforbia. L'Asinara non è solo uno dei parchi nazionali più belli d'Italia o un'ex caienna, dove ergastolani, delinquenti incalliti e mafiosi hanno scontato le loro pene. L'Asinara è stata anche un'isola di sofferenza. Nei grandi edifici color marrone di Cala Reale (nel video), da tempo ristrutturati, erano ubicati i locali per la quarantena di chi sfuggiva alle malattie infettive. Dal 1885 sino alla seconda guerra mondiale questi stabili erano infatti la stazione marittima internazionale di sanità. Qualunque marinaio del Mediterraneo colpito da febbre gialla, colera e da altre malattie infettive poteva essere ospitato e curato nell'isola. Veniva immediatamente sottoposto a doccia con acqua disinfettata, poi trasferito negli ospedali di Cala Reale, per il primo periodo di quarantena. Il secondo periodo lo trascorreva in alcuni stabili situati presso la strada che da Cala Reale porta a Trabuccato, tuttora esistenti. Molti malati si sono salvati, altri non ce l'hanno fatta.

Particolarmente amara e toccante fu la vicenda dei prigionieri austro-ungarici catturati dall'esercito serbo durante la prima guerra mondiale. Trentamila prigionieri da Valona in Albania vennero imbarcati verso l'Asinara. Per gli stenti in seimila persero la vita durante la navigazione. Giunti all'Asinara il colera e altre epidemie divamparono come incendi impetuosi. I poveri prigionieri morirono come mosche. I resti di almeno seimila di loro sono raccolti nell'ossario di Campo Perdu (nel video), un edificio bianco posto alla fine di un lungo rettilineo, un luogo sacro e di pace, onorato nel maggio 2016 anche dal presidente della Repubblica di Ungheria Janos Ader.

L'Asinara ebbe però il merito di contenere quell'epidemia violenta, che se fosse scoppiata da altre parti si sarebbe trasformata in un'ulteriore carneficina. L'isola tuttavia riserva tante altre storie, custodite nel grande scrigno di ricordi secolari. La Pasqua del 2020 sarà una di queste. Purtroppo tra le più disperate.
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