Rinnovabili e speculazione: vent’anni di cronache e di battaglie per l’Isola
Su L’Unione Sarda tremila pagine, un migliaio solo dal 2022, per denunciare chi persegue interessi diversi da quelli dei sardi. L’editoriale del direttore Emanuele DessìPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Le cronache dell’Unione Sarda degli ultimi decenni, così come l’archivio del telegiornale di Videolina, certificano una certezza: questo Gruppo editoriale si è sempre battuto in difesa di un bene primario, la Sardegna. Declinata su tutti gli aspetti della quotidianità. Il nervo più scoperto, negli ultimi tempi, a causa (anche) di due decreti del Governo, firmati da Mario Draghi e Giorgia Meloni, si chiama speculazione energetica.
Gli appetiti delle multinazionali
Dietro il paravento delle rinnovabili, la nostra Isola sta subendo gli appetiti delle multinazionali che non hanno solo l’obiettivo di salvare il mondo, ma anche quello di mettere in cassaforte gli incentivi per la produzione di energia “green”. Ma per i sardi la cattura del vento e del sole non è gratis. Tremila torri eoliche piantate dove capita, l’equivalente di 86mila campi da calcio ricoperti da pannelli fotovoltaici. In sfregio al nostro paesaggio, alla nostra natura, alla nostra storia, alla nostra dignità, al nostro futuro.
Il “patto” con il Governo
La Regione Sardegna, qualche settimana fa, ha sottoscritto un patto con il Governo: siamo pronti a ospitare impianti per produrre 6.2 gigawatt all’interno di aree idonee ancora tutte da definire. Senza contare l’assalto progettato in ogni angolo delle coste sarde. Una quantità sproporzionata non solo rispetto alle esigenze della popolazione e delle imprese dell’Isola, ma anche alla capacità di esportazione del famigerato cavo sottomarino, il Tyrrhenian Link, progettato, nato e cresciuto per trasformare la Sardegna in una colonia energetica. Chi scrive lo aveva evidenziato in un editoriale del 2019, Giuseppe Conte premier: Terna, Regione Sicilia e Cassa Depositi e Prestiti siglarono un accordo per un grande elettrodotto tra la Sicilia e la Sardegna, finalizzato «all’efficienza e alla sostenibilità della rete elettrica siciliana». Un cavo da far passare anche dalle parti di Ciminna, tra i luoghi de “Il Gattopardo” di Giuseppe Tomasi di Lampedusa. Lo scrivevamo allora, facili profeti: sarà un cappio al collo per l’Isola. Il Governo Conte I (Movimento Cinque Stelle e Lega) e Conte II (M5S e Pd) ci misero il cappello, tanto più con le risorse del Pnrr figlie del Covid. Quel progetto venne accolto nel silenzio di chi voleva solo mantenere le rendite di posizione politica, in pieno stile gattopardesco. Anche alle nostre latitudini. Scritto e riscritto. Qui. Giusto per ricordarlo ai leoni da tastiera, chiedendo scusa per l’abuso di felini.
Un impegno per la nostra terra
Dal 2000 a oggi L’Unione Sarda ha dedicato circa tremila pagine al rischio di speculazione energetica mascherata dai bollini verdi, più di mille pagine solo dal 2022 a oggi. Non è accettabile che si sventoli la bandiera del green senza avere l’onestà intellettuale di dire e di scrivere che la Sardegna non può permettersi di accettare a capo chino decisioni prese altrove per interessi poco chiari. Anzi, chiarissimi. Interessi che non coincidono a quelli dei nostri figli e dei nostri nipoti. Sì alla produzione di energie da fonti rinnovabili nelle aree industriali compromesse (e mai bonificate) dai soliti noti, sì ai pannelli sui tetti delle case e delle aziende. No alle torri davanti alle regge nuragiche, ai pozzi sacri, alle chiese romaniche, alle spiagge più belle del mondo. No alle distese di pannelli nelle aree agricole, dove si produce cibo, pane, ricchezza, vita. Siamo fuori dal tempo? O è fuori dal tempo chi decide a Roma che l’Isola debba produrre più energia della Lombardia? O chi non difende ogni centimetro quadrato di questo dono di Dio che si chiama Sardegna? O chi perde anche un solo giorno senza sbattere la porta in faccia, a norma di legge, a chi vuole mettere una pietra tombale sul nostro paesaggio? Sorprende che in questo ritorno al futuro siano scese dalla macchina del tempo associazioni che si sono sempre battute per difendere la natura, piantando (e ne siamo grati) bandiere e bandierine. Ecco, ci piacerebbe che ogni sardo, domani, potesse dire con orgoglio io c’ero e mi sono battuto per te, Sardegna. E ho vinto.
Emanuele Dessì