Sdraiata nel suo letto, nuda e con la cornetta del telefono ancora in mano: così viene trovata Marilyn Monroe (vero nome: Norma Jeane Mortenson Baker Monroe), la diva del cinema, il 5 agosto 1962, nella sua casa di Los Angeles.

Aveva 36 anni e a scoprire il cadavere è Ralph Greeson, uno psichiatra: la governante di Marilyn l'aveva chiamato intorno alle 3 di notte perché la giovane donna si era barricata in camera e non rispondeva. La telefonata alla polizia verrà fatta solo un'ora e mezza più tardi (cinque secondo altri biografi).

È questo elemento, insieme all'analisi dell'autopsia, che negli anni ha fatto nascere decine di tesi sulla fine di Marilyn: non un suicidio ma un omicidio orchestrato da terzi, primi fra tutti quelli del clan Kennedy.

Proprio Bob Kennedy sarebbe stato presente in casa dell'attrice quella sera: tra i due c'era una love story e sembra anche una promessa di matrimonio (la Monroe è stata sposata tre volte: con James Dougherty, Joe Di Maggio e Arthur Miller)

Sul referto stilato dal dottor Thomas Noguchi, nel corpo della diva c'era un'alta dose di barbiturici, elemento che fa propendere l'esperto per un suicidio.

Le sue spoglie riposano al Westwood Village Memorial Park Cemetery, nella zona di Los Angeles, e al suo funerale erano presenti solo 31 persone: del resto tutta la sua vita, nonostante il grande successo, è stata costellata dalla solitudine.

Dall'infanzia trascorsa in case-famiglia fino alla ricerca continua di un "amore per sempre", Marilyn in molte situazioni non appariva felice e diversi sono gli psicanalisti che negli anni l'hanno seguita.

(Redazione Online/s.s.)

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