Il "pane surgelato o precotto" non potrà più essere venduto come "pane fresco".

Esultano i panificatori di Confartigianato Imprese Sardegna per il decreto interministeriale che, dal prossimo 19 dicembre, imporrà alle rivendite di separare i prodotti e di specificare il tipo di produzione e conservazione.

Infatti, potrà chiamarsi "fresco" esclusivamente il pane "preparato secondo un processo di produzione continuo, privo di interruzioni finalizzate al congelamento o surgelazione, privo di additivi conservanti e di altri trattamenti aventi effetto conservante".

Come riportato da Confartigianato sono 930 le attività di panificazione presenti in Sardegna che, quotidianamente, sfornano circa 3.000 quintali di prodotto, per un totale annuo che sfiora le 110mila tonnellate: "Costantemente - scrive Confartigianato - sotto attacco da parte del surgelato che arriva dall’estero o da altre regioni d’Italia, dalla concorrenza sleale e dagli abusivi".

"Finalmente i consumatori potranno scegliere tra il 'pane fresco sardo' e quello proveniente da altre zone d’Europa, prodotto magari parecchi mesi prima e surgelato che peraltro ha spesso prezzi al consumatore più elevati", commenta Stefano Mameli, Segretario Regionale di Confartigianato Imprese Sardegna.

Fra 22 giorni, il pane confezionato che ha subito un "processo di congelamento o surgelazione" o contiene "additivi conservanti" non potrà essere venduto come fresco e in etichetta dovrà essere riportata l'indicazione "Conservato" oppure "A durabilità prolungata".

Cambierà anche la disposizione nei diversi scomparti: il prodotto "conservato" dovrà essere posizionato in scomparti diversi da quello dove si troverà il "pane fresco".

(Unioneonline/D)
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