Tassi che non calano e prestiti che si contraggono. È questa, in sintesi, la situazione in cui si trovano, ormai da decenni, le micro, piccole e medie imprese della Sardegna, costantemente alle prese con condizioni di accesso al credito molto difficoltose, se non impossibili.

Secondo le rilevazioni dell'Ufficio Studi di Confartigianato Sardegna, su dati della Banca d'Italia, a giugno di quest'anno i prestiti alle micro e piccole imprese sarde, fino a 20 dipendenti, sono diminuiti del 3,7% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno mentre, al contrario, i finanziamenti al resto delle attività è cresciuto dell'1,6%. Tra le erogazioni, il 54,6% va ai Servizi, il 31,6% al Manifatturiero, l'8% alle Costruzioni e il 5,7% all'agricoltura. Tra le varie categorie, crescono quelle verso i servizi di innovazione, informazione, comunicazione e digitale (+25%), le imprese dell'energia (+16%), la raffinazione del petrolio (+10%) e le attività professionali (+5,9%). Al contrario crollano quelli verso l'estrazione di minerali (-9%), la fabbricazione di macchine e apparecchiature (-8%), verso la moda (6%) e verso le costruzioni (-6%).

«La ripresa del credito in Sardegna, come nel resto d'Italia, resta fragile e diseguale, con le micro e piccole imprese ancora penalizzate dal costo elevato dei finanziamenti e dall'assenza di un vero impulso espansivo - afferma Giacomo Meloni, presidente di Confartigianato Sardegna - un'adeguata disponibilità di credito è essenziale per sostenere gli investimenti e favorire la ripresa produttiva, soprattutto per le aziende più piccole».

In aggiunta a tale condizione, vi è quella dei tassi di interesse applicati alle realtà isolane. Analizzando il TAE medio applicato alle micro, piccole e medie imprese sarde, risulta essere è il più elevato d'Italia con l'11,37% contro il 6,61% applicato alle realtà di medie e grandi dimensioni, condizione che crea un gap tra le piccole e le grandi di 476 punti base. Al secondo posto la Calabria con un TAE del 10,83% verso le piccole realtà e del 7,21% verso le dimensioni più consistenti. Le condizioni più favorevoli si trovano nella P.A. di Bolzano rispettivamente con il 7,89% e il 5,64%.

Sempre a giugno di quest'anno, la totalità delle attività produttive sarde ha pagato in media un tasso di interesse annuo effettivo (TAE) del 6,80% contro la media nazionale del 5,22%. L'Isola si piazza terza nella classifica nazionale dove i prestiti costano di più dopo Calabria con 7,13% e Molise con 6,81% contro l'Emilia Romagna, ultima nella graduatoria, il cui tasso è del 4,74%.

Lo studio di Confartigianato Sardegna ha analizzato anche le fonti di finanziamento delle micro e piccole imprese della regione, prendendo in esame il 2023 e il 2018. Il 50,7% delle imprese sarde (quinto posto tra le regioni italiane, prima la P.A. di Trento con il 52,9%) dipende dagli istituti di credito, percentuale in calo del 4,3% rispetto al 2018.

Tra tutte le attività produttive che hanno una "relazione" con le Banche, l'8% ha una "dipendenza elevata dai finanziamenti". Tra le fonti, al primo posto, nel 2023, c'è l'autofinanziamento che interessa l'83,2% delle piccole e medie imprese, in crescita 5% rispetto al 2018: la Sardegna è terza in Italia mentre la media nazionale è del 79,4%. Segue il credito bancario a medio e lungo periodo, praticato dal 26,1% delle imprese sarde (in calo del 3,5% rispetto al 2018), e quello a breve utilizzato dal 7,6% (in calo del 7,3% sul 2018). Le piccole e medie imprese sarde hanno usufruito delle linee di credito per investimenti sul digitale nel 64,1% dei casi e per investimenti green nel 25,5%.

Solo il 6,4% delle piccole e medie imprese sarde ricorre a incentivi o agevolazioni pubbliche: l'Isola è al terzo posto in Italia che ha una media del 3,4%. Rispetto al 2018, la quota è salita del 4,4%.

(Unioneonline/l.f.)

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