Nel Recovery Plan (LEGGI LA BOZZA INTEGRALE), formato tricolore, versione notturna, poco prima dell'approvazione del Consiglio dei Ministri, manca solo il capitolo Sardegna. Per il resto c'è tutto, compreso il moto ondoso che si infrange sulle coste dell'Isola perennemente dimenticata. A guardarle con attenzione le 125 pagine del documento riservato, ad uso interno di Palazzo Chigi, dal pomposo titolo Piano nazionale di ripresa e resilienza, si capisce lontano un miglio che la Sardegna per Roma non esiste. Un documento blindato che doveva restare nelle segrete stanze di Piazza Colonna. Il formato bozza, invece, con tanto di premessa del Premier, si affaccia all'esterno, con sigle e timbri di Stato, nel buio delle imboscate di Palazzo.

Piano stravagante

Più che un piano è uno stravagante documento di buoni propositi, messi talmente in ordine che alla fine appaiono confusi e superficiali. Next generation Italia, ma non Sardegna. Capitoli e voci di spesa strategici sono tutti protesi a due direttrici di sviluppo, est-ovest, nord-sud, ovviamente senza mai citare la Sardegna e tantomeno il ruolo potenziale e strategico nel Mediterraneo. Anzi, nei capitoli infrastrutturali del «plan» l'unica vera isola, la Sardegna, è esclusa senza colpo ferire. Le opere richiamate nel piano appartengono ad una logica consolidata: si finanziano solo le opere connesse con i corridoi europei.

Isola Euro-Mediterranea

Della Piastra Logistica Euro Mediterranea della Sardegna nessun cenno, soprattutto zero euro. Gli uomini del governo lo dicono e scrivono espressamente, senza troppi preamboli: «In primo luogo, sono previsti interventi di velocizzazione e di incremento della capacità dei trasporti ferroviari per passeggeri e merci, lungo gli assi prioritari del paese Nord-Sud ed Est- Ovest, per favorire la connettività del territorio ed il passaggio del traffico da gomma a ferro». Come dire, in Sardegna state freschi, è una partita che non vi riguarda. Non c'è niente da velocizzare, non c'è niente da connettere, nessuna sinergia territoriale da attivare: isola isolata. Il testo, già all'approvazione tormentata di Palazzo Chigi, però, si spinge oltre. Non gli basta indicare le direttrici strategiche ma gli assegna anche nome e cognome, a volte che qualcuno non si faccia illusioni interpretative.

Sardegna 70 km/ora

Il Recovery esplicita cosa intende per opere strategiche e le elenca puntualmente: «In particolare, nel Nord del paese si potenzieranno le tratte ferroviarie Milano-Venezia, Verona-Brennero, Liguria-Alpi e Torino-Lione, migliorando i collegamenti con i porti di Genova e Trieste; nel Centro del paese si rafforzeranno due assi Est-Ovest (Roma-Pescara e Orte- Falconara) riducendo significativamente i tempi di percorrenza ed aumentando le capacità». Pazienza se gli ultimi treni spediti in Sardegna come una regalia, spacciati per nuovi ma già vecchi ancor prima di essere messi sui binari sardi dell'ottocento, abbiano percorso il primo viaggio inaugurale da Cagliari a Carbonia ad una media di 70 km all'ora.

Italia 300 Km/ora

E pensare che il piano all'esame del Consiglio dei Ministri mette nero su bianco progetti per collegare a oltre 300 km all'ora il tratto tra Napoli e Reggio Calabria, estendendosi, poi, a tutta la Sicilia. Non hanno pudore e lo scrivono apertis verbis, per evitare incomprensioni: «Infine, si estenderà l'Alta Velocità al Sud lungo le direttrici Napoli-Bari e Salerno-Reggio Calabria, velocizzando anche il collegamento diagonale da Salerno a Taranto e la linea Palermo-Catania-Messina». E la Sardegna? Non esiste. La declinazione infrastrutturale dei 196 miliardi che l'Europa dona all'Italia, molti dei quali da restituire anche attraverso le tasse pagate dai sardi, si tinge di nero quando l'esame dei progetti indicati nel testo «riservato» si fa più stringente. Al capitolo uno ci sono le Opere Ferroviarie per la mobilità e connessione veloce del Paese. L'obiettivo è dichiarato: «Infrastrutture volte a realizzare l'AVR, Alta Velocità di Rete, e rafforzare i collegamenti Nord-Sud ed Est-Ovest del Paese così come i corridoi europei TEN-T, e ad innalzare gli standard tecnologici e di sicurezza della rete e dei suoi principali nodi. Un obiettivo chiave è estendere l'Alta Velocità al Sud per migliorare la connettività del Paese, riducendo significativamente i tempi di viaggio. Le opere ferroviarie al Nord sono invece sinergiche con gli investimenti previsti sui porti di Genova e Trieste (aumenteranno la capacità di trasporto merci su ferro dai porti verso l'Europa centrale), mentre le opere ferroviarie nel Centro miglioreranno i collegamenti di rete Est-Ovest».

Cagliari fuori

Non cercate la connessione portuale della Sardegna con il resto del Continente, non la troverete nemmeno sotto forma di auspicio. Tutto ruota sull'asse Genova e Trieste. Il Porto Canale di Cagliari totalmente ignorato, come se non sapessero che si tratta di un porto ad un tiro di schioppo dall'asse Gibilterra-Suez, strategico per il futuro non solo del traffico commerciale nel Mediterraneo. Si tratta di due capitoli di spesa che da soli valgono 27,7 miliardi di euro. Lo stanziamento per l'alta velocità ferroviaria vale 23,6 miliardi, intermodalità e logistica integrata 4,1 miliardi. Sardegna in entrambi i due centri di spesa è fuori, ignorata ed esclusa. Fuori dall'orizzonte.

Mediterraneo è al nord

Per il Recovery Plan l'asse del Mediterraneo è nel nord Italia. E lo scrivono espressamente: «I progetti di questa componente riguardano porti e intermodalità collegata alle grandi linee di comunicazione europea. Sono i porti maggiori quelli interessati dall'intervento (Genova e Trieste), snodi strategici per l'Italia e per il commercio nel Mediterraneo per i quali si prevede lo sviluppo delle infrastrutture portuali e delle infrastrutture terrestri di interconnessione». Una pianificazione tutta tesa ad ignorare l'esistenza di un potenziale strategico che consentirebbe di realizzare nel cuore del Mediterraneo un vero e proprio hub commerciale valorizzando la posizione baricentrica della Sardegna. Nel testo del Piano Next Generation, capitoli portualità, si parla, poi, delle Zes, zone economiche speciali. Nemmeno lontanamente zone franche reali. Pensano di distribuire in tutti i porti, del sud soprattutto. In realtà serviranno a poco o niente. Uno pseudo e limitato incentivo burocratico, con qualche sgravio sociale. Servirà a ben poco se quel porto non sarà contemplato in una rete strategica nazionale e internazionale.

Parità uomo e donna

Per trovare la Sardegna in questo piano di "missioni, componenti e progetti" bisogna incappare nel capitolo della "parità di genere". Sì, quella che riguarda l'occupazione femminile e la conciliazione vita-lavoro. Non è un errore. Insieme alla parità tra uomo e donna ci hanno ficcato la coesione sociale e territoriale. Sinonimo di una scarsa o inesistente capacità di discernere il valore e la differenza delle questioni. Il fatto che questo sia l'unico paragrafo ad aver previsto la Sardegna lascia intendere l'inesistente consapevolezza del divario insulare che rende l'Isola una terra isolata e abbandonata. Il peggio è tutto in questo capitolo, dove vengono elencati quelli che pomposamente vengono indicati come interventi speciali di coesione territoriale. Per la Sardegna sono arrivati a pianificare un progetto energetico come se stessero parlando di Pantelleria. Un regalino all'Eni che prevede di piazzare in mezzo al mare sardo 80 sistemi di ISWEC, ovvero ottanta piattaforme galleggianti per produrre energia dal moto ondoso. Roba da non credere se non fosse stato messo nero su bianco nel capitolo della parità di genere.

Onde e vento

La produzione di energia elettrica da moto ondoso, secondo l'unico progetto dedicato alla Sardegna nel Recovery Fund, e che nessuno ha mai chiesto, sostituirà quella prodotta con motogeneratori diesel. Insomma, energia per illuminare qualche candela.Tutto questo ignorando i veri divari dell'Isola. Non è finita. Per la prima volta compare nel piano, senza definire la localizzazione, lo stanziamento di denari per l'energia eolica offshore. Pale da trecento metri d'altezza da piazzare in mezzo al mare. La realtà, però, è ben chiara. Sono stati presentati solo due progetti, uno in Sardegna, nelle coste del Sulcis, e uno in Sicilia. Non è da escludere che il pacco di Natale sia destinato proprio al progetto sardo-eolico, previsto nel tratto di mare tra Carloforte e Porto Flavia. Onda su onda. Per l'Isola dei Nuraghi solo vento e mare da sfruttare, per il resto ferrovie da Forte Apache e energia da lume di candela.

Mauro Pili

La bozza - NEXT GENERATION ITALIA
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