Al centro della cronaca finanziaria per le continue oscillazioni del loro valore, i bitcoin sono oggetto di polemiche anche per quanto concerne la sostenibilità ambientale legata alla loro creazione e alle transazioni effettuate in questa criptovaluta,

Secondo quanto riporta il sito web "Digiconomist", le operazioni relative ai bitcoin consumerebbero tanta energia quanto l'intera Danimarca o una quantità capace di soddisfare il fabbisogno di oltre tre milioni di famiglie statunitensi.

Alcuni esperti interpellati dal "Washington Post" sostengono invece che la creazione e la gestione della criptovaluta richiederebbero da 1 a 4 gigawatt di elettricità, pari a circa la produzione di energia realizzata da uno/tre reattori nucleari, poco meno dell'1% del consumo elettrico degli Stati Uniti.

In particolare, sembra che l'energia utilizzata dal sistema provenga in gran parte dalla Cina e sia prodotta a partire dal carbone, il combustibile fossile che contribuisce maggiormente al cambiamento climatico.

La ragione per cui il bitcoin utilizza molta energia è radicata nella modalità stessa in cui opera la rete.

La valuta digitale non è controllata da alcuna banca centrale ma da una rete di utenti che si servono di grandi quantità di potenza di calcolo, e quindi di energia, anche attraverso l'uso di computer ad alta potenza. (Unioneonline/F)

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