Altri 60 milioni di euro, nel triennio, vengono aggiunti dalla Regione Sardegna ai precedenti 45 milioni per favorire le attività economiche nei Comuni con popolazione inferiore ai 3mila abitanti. Destinazioni sono l’acquisto e la ristrutturazione delle prime case. Le risorse programmate raggiungono quindi quota 105 milioni di euro al fine di contrastare lo spopolamento: ogni nuova attività aperta e ogni trasferimento di attività nel territorio dei Comuni con una popolazione inferiore ai 3.000 abitanti riceverà un contributo a fondo perduto pari a 15mila euro, che diventano 20mila qualora si incrementi l’occupazione.

“Nel corso della Legislatura e con l’ultima Manovra finanziaria la Regione ha definito il quadro strategico delle misure volte a contenere e contrastare il fenomeno dello spopolamento incentivando da un lato i residenti a non abbandonare il loro territorio e dall’altro rilanciando l’economia e incrementando i consumi al fine di poter fornire i servizi necessari per attrarre nuovi residenti - ha detto il governatore Christian Solinas - La misura tesa a supportare lo sviluppo imprenditoriale nei piccoli comuni rientra nella pluralità degli interventi a cui stiamo dando corso. Per la prima volta si mettono in campo risorse vere e certe necessarie affinché la Sardegna possa combattere con forza e decisione lo spopolamento dei territori e l’isolamento”.

Con la delibera che è stata proposta dall’assessore del Bilancio e della Programmazione, Giuseppe Fasolino, è stata approvata la dotazione finanziaria: 20 milioni di euro per l’anno in corso, cui si aggiungeranno altri 20 milioni nel 2023 e altrettanti nel 2024, soggetto gestore ed erogatore sarà il sistema delle Camere di Commercio della Sardegna. Non solo: a questa misura si aggancia quella di accompagnamento delle imprese (comprese le nuove) che prevede, dal 2023, un contributo nella forma del credito d'imposta fino al 40% delle imposte versate, con il fine di sgravare le attività economiche dagli elevati costi dell'imposizione fiscale. L’obiettivo è quello di favorire l’apertura di nuove attività imprenditoriali (o il trasferimento delle aziende) nel territorio dei piccoli Comuni e continuare ad accompagnare le attività di quelle nate da un anno (o già esistenti nel territorio) nel loro percorso.

“Le analisi effettuate – commenta Fasolino – evidenziano il permanere di un progressivo spopolamento nelle aree non urbane nonché il perdurare degli svantaggi naturali o demografici, determinati da numerosi fattori tra cui la ridotta dimensione degli operatori economici, oltre alla modesta propensione aggregativa, la marginalità sociale e la contrazione del sistema dell’offerta dei servizi a livello locale, nonché la scarsa valorizzazione degli attrattori territoriali. Oggi – conclude - possiamo pensare a una rinascita dei piccoli Comuni perché diamo la possibilità alle famiglie ed alle imprese di vivere appieno quelle realtà territoriali che a causa dell’invecchiamento della popolazione e dell’esodo giovanile rischiano di morire”.

(Unioneonline/s.s.)

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