A tre giorni dall’omicidio a parlare è il silenzio. Marco Pusceddu, ucciso a Buddusò nella notte tra giovedì e venerdì, diventa ricordo per familiari e amici mentre il suo corpo giace nell’istituto di patologia forense di Sassari.

Dovrebbe essere l’autopsia a dare qualche risposta – ma l’esame non è stata ancora disposto – trafitto da cinque pallottole tra torace e collo davanti all’uscio della sede Intervol. Da una pistola di cui gli inquirenti conoscono calibro (piccolo) e marca ma che non rivelano perché potrebbe essere una chiave per arrivare a risolvere il mistero dell’assassinio.

Un delitto dalle modalità “plateali”, compiuto davanti a testimoni, in un centro abitato, urlando il nome della vittima come in uno scenario da Far west.

Il cui autore non ha celato del tutto, sembrerebbe, nemmeno il volto, anche questo un indizio, il segno della volontà di farsi riconoscere dalla persona a cui stava per togliere la vita.

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