Una spia deve essere insospettabile
Spionaggi, passioni ed eleganti raggiri nella nuova spy story di William BoydPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
William Boyd è considerato uno dei maggiori scrittori inglesi viventi, capace come pochi di frequentare generi diversi nella sua vasta produzione incominciata nell’oramai lontano 1981. Tra i suoi romanzi vi sono opere drammatiche, storie romantiche venate da un pizzico di surrealismo, drammi psicologici. Il suo ultimo libro pubblicato in Italia, La luna di Gabriel (Neri Pozza, 2025, pp. 304, anche e-book) fa invece l’occhiolino alle migliori spy story di John le Carré, Tom Clancy, senza dimenticare Ian Fleming, almeno per certe ambientazioni.
Siamo, infatti, nella Londra del 1960, in piena Guerra Fredda tra Stati Uniti e Unione Sovietica. I servizi segreti britannici sono ancora sotto choc e in piena paranoia per il tradimento dei cosiddetti cinque di Cambridge. Negli anni Trenta del Novecento i servizi segreti dell’Unione sovietica coordinati dal NKVD (Commissariato del popolo per gli affari interni), l’antenato del famosissimo KGB, avevano, infatti, avviato una campagna di reclutamento di giovani rampolli dell’establishment britannico da utilizzare come spie. Fulcro del progetto fu l’Università di Cambridge dove i sovietici potevano contare su una quinta colonna, l’economista di ispirazione marxista Maurice Dobb, professore emerito del Trinity College. Grazie alle sue indicazioni in poco tempo il NKVD riuscì a reclutare quelli che sono passati alla storia come i “Magnifici Cinque” o i “Cinque di Cambridge”: una cinquina di giovani studenti destinati a ruoli di rilievo nella società e nella politica inglese del tempo. Grazie ai loro incarichi i “Cinque” poterono passare per circa un ventennio importanti informazioni militari e industriali all’Unione sovietica. La rete dei Cinque di Cambridge cominciò a essere smantellata solo nel 1951, ma aveva procurato molti danni ai governi occidentali e profondo imbarazzo al controspionaggio di Sua maestà britannica.
In questo clima di paranoia spionistica, incontriamo Gabriel Dax, trentenne ossessionato dai ricordi dell’incendio in cui è morta sua madre, quando era solo un bambino. Fiamme altissime, scaturite dalla candela che lui accendeva ogni sera accanto al letto, prima di dormire, e copriva con un globo di vetro: la “luna di Gabriel”. Ora Gabriel, reporter improvvisato, scrive di viaggi, oltre a sbrigare occasionali “favori” per il fratello, impiegato al Foreign Office: consegne, messaggi, giornali appositamente dimenticati su panchine ben selezionate. Ma le fiamme continuano a inseguirlo, almeno nei sogni. Un giorno, una delle sue trasferte lo conduce in Congo dove, per imprevedibili contingenze, si trova a intervistare il primo ministro Patrice Lumumba. Gabriel sa poco o nulla di politica, è troppo ingenuo per capire il significato del loro incontro, ma quella che dapprima sembra la fortuna del principiante si trasforma presto in un intrico di bizzarrie e coincidenze che non tarda a mostrare un volto inquietante. Perché in piena Guerra Fredda la linea che divide un viaggiatore da una spia è davvero sottile. Così, quasi per caso, complice il senso di colpa che mai l’abbandona, Gabriel Dax si ritrova impigliato in una rete di segreti che gravitano tutti attorno a una misteriosa e inafferrabile agente dell’MI6, Faith Green. Faith che irretisce il giovane in un rapporto privo di via di scampo, come Boyd ci delinea in pochissime, illuminanti battute: «Avrai il solito compenso. Domani ti riporto il disegno» aggiunse Faith «e ti spiego tutto». «Va bene» disse Gabriel, un po’ imbronciato. Sono il tuo schiavo». «No» disse lei. «Sei la mia spia. Non ti ricordi?».
Così, dall’assolata Cadice alle piazze gelate di Varsavia, fino alle strade vibranti della Swinging London, saranno passioni impreviste, paranoie lecite e pericoli reali ad accompagnare le avventure di Gabriel Dax, eroe riluttante, insospettabile spia, uomo comune. Uomo, comunque, solo con le proprie domande: “Mia madre è morta veramente per colpa mia? Sto facendo veramente la cosa giusta? Potrò mai uscire dal gioco?... E, sopra ogni cosa, di chi mi posso veramente fidare!?”.