Il giorno è di quelli che cambiano il corso degli eventi di un’intera nazione: il 10 giugno 1940. In quella giornata di fine primavera l’Italia di Mussolini entra in guerra ma la tempesta sembra ancora distante dal giardino di una grande villa in Toscana. Qui alcuni ragazzi giocano a tennis mentre la Storia si appresta a irrompere nelle loro vite costringendoli a prendere in mano le fila dei propri destini. Tra giocatori c’è la contessina Ottavia Valiani che con i suoi quattordici anni sembra risplendere come se avesse il sole dentro. Poi c’è la sorella minore, Verdiana, che osserva nascosta ed è più ombre che luce. È timida, bruttina, forse cattiva ed è profondamente divisa tra invidia e ammirazione per Ottavia. E questa divisione che le attraversa il cuore e la mente la porterà a scelte estreme e scellerate. Ma la guerra e lo scorrere degli eventi travolgeranno tutta la famiglia Valiani, primi fra tutti il padre - affascinante e traditore, nonché podestà dello splendido borgo di San Miniato - e la madre, apparentemente remissiva ma capace di un coraggio indomito nel momento del bisogno. Attorno a loro saranno travolti tutti i personaggi che ruotano attorno ai Valiani mentre l’intera Italia conoscerà gli orrori del conflitto fascista, la lotta partigiana, le difficoltà e le speranze della Ricostruzione.

Giunto in pochi mesi alla sesta edizione, Tutto il sole che c’è (La Nave di Teseo, 2021, Euro 20, pp. 416. Anche Ebook) è una grande saga incentrata sulla storia esaltante e commovente di due ragazze e della loro famiglia negli anni tra il 1940 e il 1951. Autrice del romanzo è Antonella Boralevi a cui chiediamo di raccontarci in poche parole che cos’è Tutto il sole che c’è: “È un vortice di emozioni. Al suo interno ci sono tutte le emozioni della vita: la passione, il perdono, la vendetta, la paura, il coraggio. Soprattutto il libro racconta come nella vita tutto cambia. Le verità diventano bugie, le bugie verità. Gli uomini giusti diventano sbagliati e viceversa. Nel romanzo situazioni e caratteri si rovesciano di continuo come accade nella vita reale”.

Scrivere un romanzo significa appassionarsi alle vicende dei protagonisti, sentirsi parte delle loro vite. È stato così anche per lei?

“Io mi sono realmente appassionata alla saga della famiglia Valiani e alle vicende dei protagonisti del romanzo, vicende che si snodano in un decennio cruciale per l’Italia. Non c’è niente di più bello – e io l’ho scoperto dopo i cinquant’anni – di osservare il profilo della vita delle persone. Magari hai conosciuto qualcuno a scuola che sembrava incapace e te lo ritrovi dopo anni affermato professionista. Hai conosciuto la più bella della classe che invece ritrovi ingrassata e passata attraverso un pessimo matrimonio. Le nostre storie mutano ed è bello osservare e raccontare questo continuo cambiamento”.

Per esempio, incontriamo Ottavia e Verdiana, le protagoniste, quando sono ancora ragazzine e le lasciamo alla fine del romanzo oramai donne. Cosa unisce e cosa divide le due sorelle?

“Ottavia e Verdiana hanno due personalità opposte. Ottavia incarna il sole che dà il titolo al libro. È coraggiosa, brillante, buona, è una persona a cui tutti vogliono stare accanto. Rappresenta una caratteristica che molte donne hanno, quella di illuminare chi sta loro accanto. Tutto il sole che c’è è un modo per definire le donne che hanno il dono di conservare la fiducia anche nei momenti più difficili. Quasi sempre quando c’è un uomo sconsolato, in crisi vicino a lui c’è una presenza femminile che lo sostiene e consola”.

E Verdiana?

“È l’opposto della sorella perché è bruttina, timida, invisibile. Rimane nell’ombra e forse è piena di cattiveria tanto che metterà in atto una vendetta inimmaginabile nei confronti di Ottavia. In fondo la sua condanna è di voler essere come Ottavia, ma di non essere Ottavia”.

Il sole che emana Ottavia non riesce quindi ad illuminare la sorella?

“Chissà… magari il sole illuminerà anche lei. Per scoprirlo bisogna leggere il romanzo! Verdiana, comunque, è un personaggio che vale assolutamente la pena di conoscere, al pari di Ottavia. È lei che dà il via al racconto quando la incontriamo, oramai più che novantenne, durante il lockdown dovuto al Covid. È chiusa in casa, è anziana ma è ancora molto brillante e ‘smanetta’ in Internet. Così trova una canzone della sua giovinezza, cantata dal Trio Lescano e che comincia con le parole Parlano tra loro i tuli. Tuli, tuli, tulipan. Viene assalita dai ricordi e si rituffa nella sua infanzia e giovinezza. Ricorda ciò che ha vissuto, ma comprende anche quanto le è sfuggito”.

È un’emozione, la gelosia, a determinare le scelte di Verdiana?

“La gelosia di Verdiana è dovuta al rapporto speciale che Ottavia ha con gli uomini e al legame fortissimo che la sorella ha con il padre. Per il conte Valiani Ottavia è il figlio maschio che lui avrebbe tanto desiderato, quel primogenito a cui tutte le famiglie aristocratiche dell’epoca affidavano le loro ambizioni. Verdiana soffre per la predilezione del padre per Ottavia e se ci pensiamo non è cosa così sorprendente. Le figlie femmine vedono sempre nel padre l’uomo di riferimento della loro vita. Ogni donna, se analizza i compagni che ha avuto, scopre che sono stati come il loro genitore oppure il suo opposto. Insomma, il padre per una figlia è sempre il metro di paragone”.

L’ultima parte del libro si svolge negli anni della Ricostruzione. Gli italiani di quel periodo, nel suo romanzo, appaiono decisi a rinascere e in breve tempo riescono a farcela. Quale forza particolare animava l’Italia del Dopoguerra?

“Gli italiani di quegli anni potevano avere idee diverse però seppero riunirsi e trovare un punto di vista comune per raggiungere un obbiettivo che tutti volevano: risorgere dalle macerie della guerra. Erano nella maggior parte dei casi contadini ed erano abituati a fare fatica, soffrire e aver pazienza. Per questo seppero risollevare il Paese e in tempi brevi”.

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