Oristano, i corpi offesi e martoriati nell'arte di Giovanni Coda
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Corpi offesi, feriti, degradati. Diventati "carnai di segni", per citare Foucault, lasciati dalla malattia ma anche dal potere e dai suoi dogmi, dal pregiudizio. Gli scatti del fotografo e regista cagliaritano Giovanni Coda impongono ai visitatori una meditazione necessaria su una realtà contemporanea sempre più carica di contraddizioni. La mostra "Twenty five - Giovanni Coda exposition", dedicata ai venticinque anni di carriera dell'artista, arriva a Oristano, negli spazi della pinacoteca comunale "Carlo Contini".
FOTO E FILM - Suddivisa in diverse sezioni, l'esposizione ospita cinque serie fotografiche prodotte fra il 1998 e il 2016. Con la fotografia ma anche con i film pluripremiati, Giovanni Coda, oristanese d'adozione, esplora per esempio il drammatico mondo di una malata di Alzheimer: un percorso che ha l'obiettivo di rappresentare il dolore dell'intimità di un corpo ferito dalla malattia. Una sezione è dedicata alla proiezione di film e cortometraggi girati fra il 1994 e il 2012: fra questi "Bullied to death", premiato al New Renaissance di Amsterdam. I visitatori possono, inoltre, scoprire gli strumenti di lavoro usati in passato dall'artista.
"Sono felice di essere ospitato a Oristano, la città dei miei cari - ha detto Giovanni Jo Coda - con questa mostra che esibisce i corpi offesi e martoriati per trasformarsi in luoghi di conflitto". Il fotografo affronta vari temi, fra cui il bullismo omofobico.
MOSTRA NECESSARIA - "È un'esposizione necessaria" spiega Ivo Serafino Fenu, curatore della mostra con Roberta Vanali e Efisio Carbone. "L'approccio è da effetto, quasi urticante. Questa di Jo Coda è una esposizione che parla di alterità e differenze, le evoca attraverso l'epifania di corpi feriti dalla malattia, violati dal pregiudizio. Ma Jo Coda evita, da artista qual è, la cronaca e il contingente, sublima il conflitto con un linguaggio formale stratificato e complesso che sugge e rielabora le esperienze dei più rappresentativi videoartisti contemporanei e di quei registi, da Genet a Jarman, visionari e colti, maledetti e lirici, che hanno ibridato il linguaggio cinematografico con le icone della tradizione pittorica del passato".
La mostra, che resterà aperta fino al 16 luglio, è stata promossa dal Comune di Oristano e dalla Commissione per le pari opportunità e sarà inserita nel programma di iniziative della "Settimana arcobaleno" che combatte le cattiverie nei confronti delle persone più deboli.
Patrizia Mocci