Libri: Carne di cane, Lara Gallet
L’autrice esplora suburbie e desolazioni padane, geografie marginalizzate ai bordi della società e dell’umanitàPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Sono tredici i racconti che compongono la raccolta “Carne di cane” (216 pp.), esordio per Catartica della brianzola Lara Gallet. Con una prosa di chiara ispirazione americana che si rifà al minimalismo carveriano, e una tensione narrativa che evoca il pulp del primo Ammanniti, Gallet esplora suburbie e desolazioni padane, geografie marginalizzate ai bordi della società e dell’umanità. E, ci pare, un tentativo – a nostro avviso riuscito – di posizionarsi in un canone ben definito senza diventarne né schiavi né emuli, bensì mantenendo un’identità chiara e definita.
Se da un lato ci vengono offerti dall’autrice crudi spaccati della società – ladri di terz’ordine, casellanti laureati poliglotti, immigrati rumeni, cinesi, sudamericani – dall’altro, un racconto dopo l’altro, viene esplorata la caduta di tutti i riferimenti sociali e politici e il fallimento delle ideologie, nessuna esclusa. La messa in discussione finale è del modello capitalistico-globalistico, quel neoliberismo che costruisce ghetti, massacra ceti bassi e medi e lascia nelle mani di pochissimi enormi ricchezze; ma la critica non avviene mai frontalmente, Gallet non si eleva al ruolo di demiurgo, ma lascia ai suoi personaggi e alle sue storie il compito di mostrare le macerie e al lettore quello di trarre conclusioni.
Non si ravvisano scampoli di speranza tra le pagine di “Carne di cane” poiché, è chiaro, non è questo il compito che l’autrice attribuisce a chi scrive; i sogni sono piccoli e immediati, come vedere addormentarsi nel suo letto la propria figlia, perché piccolo e immediato è quello che a chi vive ai margini viene concesso (o che, a rischio della vita, si prende). Così, i soldi per un viaggio in Corea si trasformano in una Camaro di dubbia provenienza, marcando la definitiva caduta dell’esperienza a vantaggio dell’apparenza.
Una voce, quella di Gallet, matura e consapevole, al servizio di un esordio coraggioso che non teme di sporcarsi le mani con la realtà.