"Voglio diventare una brava attrice e lavorare con Vittorio Gassman. Peccato che quando sarò grande lui sarà già morto". Il suo futuro, Monica Zuncheddu, attrice e regista cagliaritana classe 1969, lo ha scritto in un tema. Aveva dieci anni.

Curriculum da militante del teatro alle spalle, da anni porta in scena anche l'impegno civile e sociale. Con i più giovani attori della "Compagnia dei Ragazzini di Cagliari" si sta occupando di un progetto tutto al femminile, con i più grandi sarà il bullismo ad andare in scena. Di recente ha dato vita al "Gruppo Storico Teatro".

Una nuova compagnia, signora Zuncheddu, ce n'era bisogno?

"Si tratta di una costola della Compagnia dei Ragazzini di Cagliari che dirigo dal 2004. Nasce dalla richiesta dei miei allievi più grandi di continuare a fare teatro insieme. L'obiettivo è quello di farli crescere: alcuni di loro hanno già avuto ruoli nel teatro e nel cinema. Ne sono molto orgogliosa".

Qual è il ruolo del teatro nella società?

"Il teatro funge da specchio per la società e riveste quindi un ruolo artistico, sociale, politico. La crisi economica colpisce una fetta sempre più ampia della popolazione e una pessima politica la fa da padrone. Da qui, dove l'arte è in stato di abbandono, bisogna ripartire, dalla bellezza".

Come?

"Lavorando, ad esempio, nelle periferie delle città: il teatro e la cultura sono la giusta 'cura' dove talvolta c'è nichilismo e degrado".

Il teatro sta morendo?

"Lo sento dire da sempre. Non è vero: il teatro e l'arte in genere non moriranno mai poiché rappresentano una necessità intrinseca per tutti. Sopravvivono, questo sì purtroppo".

Ecco, alziamo il sipario sui problemi del teatro in Sardegna

"I limiti del teatro sardo sono legati ai meccanismi di sovvenzione pubblica. Contributi esigui e tempi di erogazione mettono in forte crisi le compagnie teatrali e la loro programmazione. In questo contesto gli artisti sono obbligati a diventare burocrati, un processo di alienazione della nostra creatività".

Eppur si muove...

"Negli ultimi anni apprezzo molto l'apertura e la collaborazione tra compagnie locali. Un naturale evolversi di questa professione che si adegua ai tempi. Il teatro sardo artisticamente cresce e ogni tanto offre delle belle opere d'arte".

Cosa scriverebbe, oggi, nel tema dei desideri?

"Da grande voglio portare in scena 'La signora dell'acero rosso' di Martini, un monologo la cui scrittura ricorda quella pirandelliana. Una donna sotto accusa per crimini sessuali, un testo che parla del sesso negato ai portatori di handicap. E voglio rifare 'Giorni Felici' di Beckett. Oggi con tutto un altro bagaglio di vita, ma senza mai dimenticare il lavoro fatto con Rino Sudano".

(Intervista completa su L'Unione Sarda oggi in edicola)
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