Feltrinelli, il rivoluzionario che voleva fare della Sardegna la Cuba del Mediterraneo
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Attentato fallito o omicidio mascherato?
Ci vollero giorni per associare il nome dell'editore Giangiacomo Feltrinelli alla salma ritrovata la mattina del 14 marzo 1972 accanto a un traliccio dell'Enel nelle campagne milanesi. E subito dopo l'annuncio dato ai media dall'allora commissario della Questura milanese Luigi Calabresi presero il via una serie di teorie complottiste sulla morte dell'editore, anche se la versione ufficiale rimase quella dell'esplosione incontrollata di un ordigno piazzato da Feltrinelli per provocare un blackout a Milano. Soprattutto il Pci e le forze della sinistra extraparlamentare parlarono di un omicidio mascherato con il concorso della Cia, dovuto all'attivismo rivoluzionario dell'editore e ai suoi legami con la Cuba di Castro e con Paesi del blocco sovietico.
Per Giangiacomo Feltrinelli i nemici certo non mancavano, a destra come a sinistra, tra chi lo bollava con sprezzo come "l'anarchico miliardario" che giocava alla rivoluzione foraggiando terroristi e nemici della democrazia, e chi, più moderatamente, lo riteneva un sognatore che aveva perso il senso della realtà e che si era distrutto con le proprie mani.
L'editore in anticipo sui tempi
La distanza temporale e la scomparsa dei fronti ideologici contrapposti hanno permesso di rileggere la figura di Feltrinelli in modo meno netto, ricordandone anche i grandi successi da editore, il coraggio di anticipare gusti e tendenze letterarie che restano attualissime ancora oggi. Suo il merito, ad esempio, di aver portato alla ribalta un capolavoro come Il Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, di aver diffuso il Diario in Bolivia di Ernesto Che Guevara e Il dottor Zivago di Pasternak bandito in Urss.
"Il guerrigliero coi miliardi"
Letteratura a parte, l'altra grande passione di Feltrinelli è stata sempre la politica, fin dalla parentesi partigiana durante la seconda guerra, e poi con l'approdo ai partiti socialista e comunista, l'abbraccio del marxismo, l'incontro con la Cuba di Castro e poi con la Bolivia di Che Guevara che lo portarono a un attivismo sempre più radicale in Italia, nel timore che si stesse per verificare un golpe militare. Prese di posizione sempre più marcate ed estreme, che lo obbligarono alla clandestinità, mentre continuava a finanziare forze della sinistra extra parlamentare con il progetto di avviare una resistenza armata al ritorno del fascismo.
La Sardegna come una seconda Cuba
Fu alla fine degli anni '60, che a Feltrinelli venne l'idea di fare dell'Isola il terreno di sperimentazione della rivolta contro il sistema, replicandovi una rivoluzione cubana in salsa sarda con l'aiuto degli esponenti più irriducibili del separatismo locale, finanziando e armando forze locali per la guerriglia, tra cui anche il criminale allora ricercato Graziano Mesina. Un'illusione di breve durata per il sognatore Feltrinelli, che pensava di aver trovato il teatro perfetto per la rivoluzione, e forse anche per una parte di sardi affamati di rivalsa e indipendenza.
Barbara Miccolupi
(Unioneonline/b.m.)
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