Il calcio è non solo lo sport più seguito in Italia. È anche un grande romanzo popolare, con i suoi eroi, i suoi vincitori, i grandi sconfitti, intrighi, tradimenti e trame nascoste. Diciamolo, infatti: ci si appassiona per le partite, ma ancora di più per le trattative di calciomercato, per i retroscena che accompagnano ogni compravendita. Altra cosa da dire: il calcio è un universo che si prende tremendamente sul serio e in cui i protagonisti raramente si lasciano andare a confessioni e a discorsi che vadano al di là delle dichiarazioni di circostanza. Troppa paura di farsi terra bruciata attorno, di venire esclusi dai giri che contano. Troppo timore di finire nel mirino delle tifoserie.

Per questa ragione il libro Ci chiamavano sciacalli (Baldini+Castoldi, 2025, pp. 368, anche e-book) appare come una ventata di aria fresca nella comunicazione paludata che accompagna l’universo calcistico. L’autore, Carlo Pallavicino, ci racconta, infatti, la sua lunga carriera come procuratore nella giungla del calciomercato nostrano.

Premettiamo una cosa fondamentale: Pallavicino è testimone d’eccezione. Ha frequentato il mondo del calcio fin dagli anni del liceo collaborando con varie testate quali la Repubblica, Tuttosport e Il Sole 24 Ore. Nel 1987 ha costituito, insieme a Giovanni Branchini, la prima agenzia internazionale di procuratori di calcio, diventando il più giovane procuratore italiano. Ha svolto questa attività per trent’anni assistendo fra gli altri Rui Costa, Pandev, Borgonovo, Cristiano Zanetti, Pioli, Marchisio, Lucarelli. Nel 1994 ha avviato e sviluppato i contatti per la procura in Europa del fenomeno Ronaldo. Ha poi dato vita a calciomercato.com, primo sito italiano di news di calcio. Dal 2023 è uscito definitivamente dal mondo del calcio dopo quarantasei anni di attività come giornalista, procuratore e ora ha deciso di raccontarci una parte – crediamo comunque minima- di quello che ha visto e vissuto.

La copertina del libro

Carlo Pallavicino rievoca in prima persona e con tono disincantato la sua incredibile avventura nel mondo del pallone, da ragazzino ammaliato davanti al tabellone del Totocalcio fino a diventare uno dei più noti procuratori italiani. Un viaggio affettuoso dentro la passione viscerale per il calcio (e in particolare per la Fiorentina), tra stadi, saloni d’albergo e incontri leggendari, da Careca a Donadoni, fino a Ronaldo per arrivare alle attese infinite per incontrare Luciano Moggi oppure Claudio Lotito. Nel mezzo i legami con i calciatori e con gli allenatori, alcuni durati una vita, altri finiti con un “tradimento” se non con una improvvisa “pugnalata alle spalle”.

Con uno stile ironico, Pallavicino restituisce il ritratto di uno sport che è stato poesia, infanzia, appartenenza, gettando allo stesso tempo uno sguardo lucido e disincantato sul mestiere del procuratore: figura spesso fraintesa, in bilico tra il romanticismo dell’attaccamento ai giocatori e le leggi spietate del mercato. Insomma, un libro, quello di Pallavicino, che racconta finalmente il dietro le quinte del calciomercato, ma che è insieme storia di formazione, diario privato e dichiarazione d’amore per quel calcio che, nonostante tutto – tra avidità e tradimenti della maglia – sa ancora emozionare

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