Andreu ha dieci anni, vive in Spagna. La sua passione è la chitarra. Ma sino a pochi mesi fa non poteva suonarla: è nato senza le dita della mano destra. Ora il suo sogno è diventato realtà grazie a una protesi di materiale plastico flessibile, progettata dall'ingegnere meccanico Nicola Mereu e realizzata a Cagliari con una stampante 3D governata da un computer. «La vita di Andreu è cambiata», scrive la madre Alma da Barcellona: «Ha potuto avvicinarsi al suo strumento preferito ed è cresciuta la sua autostima». La protesi del giovanissimo chitarrista è stata fabbricata in un'ex tipografia del rione Marina. Un covo di creatività collettiva, dove da un anno esatto ha sede il primo Fab Lab di Cagliari. Una sorta di officina di fabbricazione digitale inserita in una rete internazionale di ricerca e collaborazione che fa capo al mitico MIT di Boston. CONDIVIDERE - «Un Fab Lab è un luogo di condivisione di scienza, tecnica ed arte. Un laboratorio attrezzato in cui si può progettare e costruire quasi tutto», spiega la responsabile Francesca Mereu . Quarant'anni, cagliaritana. Laurea in Architettura a Firenze, dottorato all'Università Politecnica di Valencia. Nel 2012 ha ricevuto il Globo tricolore (come italiana che si è distinta all'estero) per la piattaforma M-artech, Donne nell'Arte, Scienza e Tecnologia. «Usiamo materiali di facile reperibilità e macchine utensili a basso costo per riprodurre oggetti modellati al computer». Sembra facile, detto così. Ma la produzione del Fab Lab (che sia un perno per il faretto di una bici o una figura di cioccolato) è il risultato di un intreccio di intelligenze creative che non conoscono limiti di spazio, tempo, età. E usano sofisticati hardware e software, rigorosamente open source, cioè liberi da copyright, aperti all'uso, allo studio e alle migliorìe di altre menti.

FARE INSIEME - «Più che un luogo, un Fab Lab è un gruppo di persone che lavorano insieme, utilizzando i cosiddetti macchinari CNC, ovvero a controllo numerico », precisa Luca Martinelli , 22 anni, perito elettrotecnico. Fa parte dell'Area tecnica dello staff. Nel grande laboratorio di via Barcellona 63a, spiega con pazienza alla cronista (traducendo in parole semplici il gergo degli iniziati) il processo collettivo che trasforma un'idea in un progetto elaborato al computer, e quindi in un prototipo, realizzato in autonomia dalle macchine secondo le istruzioni affidate a una scheda informatica. Fra i prodotti in mostra c'è una suggestiva chaise longue di cartone, fatta con la fresatrice. Oppure la stampante per le pardule, affettuosamente battezzata Pardubot . Anche le stampanti 3D sono fatte e assemblate in casa. Con la macchina da taglio laser è fatta invece la grande scultura commissionata dall'associazione culturale Vox Day per il Karel Music Expo: mille pannelli di cartone spessi 7 millimetri ciascuno, posti l'uno sull'altro come nella versione esasperata di un'opera di Mario Ceroli.

L'ARTISTA - Michela Cinus , 42 anni, art director e grafica free lance, è immersa in una ricerca al computer. «Devo realizzare un'installazione galleggiante abbastanza complicata per il progetto Sea Turtles from the past », spiega. È l'evoluzione di un lavoro che l'anno scorso l'artista ha presentato («in versione sensoriale») al Festival internazionale di teatro arte e nuove tecnologie, a Cagliari. «Le tartarughe marine, che un tempo vivevano anche nel golfo di Cagliari, tornano per ricordarci che potrebbero essere ancora lì, e che se non rispetteremo l'ambiente scompariranno del tutto, dalla Sardegna, dal Mediterraneo, dal pianeta». Al momento, Michela sta valutando con i compagni di strada del Fab Lab «se usare il legno marino o altri materiali naturali per realizzare l'opera in stampa 3D».

UN CUSCINO COI SENSORI - L'impegno sociale fa parte del Dna dell'associazione Faberaus, che ha fondato il Fab Lab. I soci sono un'ottantina, molti tra i venti e i sessant'anni». Nel laboratorio della Marina si lavora anche al B-sensor: il prototipo di un cuscino che eviti le piaghe da decubito alle persone costrette in sedia a rotelle. «I sensori interni segnalano che è il momento di cambiare posizione», preannuncia Francesca Mereu. Il progetto è in collaborazione con Intel, ed è stato richiesto dall'Unità spinale dell'Ospedale Marino.
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