Un’esperienza in Sardegna imperdibile è andare a scovare gli infiniti segni tangibili della preistoria isolana: menhir, dolmen, domus de Janas, pozzi sacri, tombe dei giganti e infiniti complessi nuragici. Enormi pietre che custodiscono segreti lunghi quattro millenni. Costruzioni, spesso intatte, delle prime civiltà esistite in Europa, siti unici al mondo, un patrimonio da scoprire e da vivere. Uno dei più straordinari raggruppamenti di menhir del Mediterraneo è il parco archeologico di Biru ‘e Concas a Sorgono, che letteralmente significa “sentiero delle teste”. Ma a meritare più di altre il titolo di Stonehenge della Sardegna è la zona di Pranu Muttedu, complesso archeologico a Goni: le Perdas Fittas sono le tracce più evidenti della civiltà neolitica. Dalla macchia mediterranea si offrono ai visitatori diversi eccezionali blocchi di megalitismo: esteso 200 mila metri quadri e immerso in lussureggianti querce da sughero e macchia mediterranea delle colline del Gerrei, è uno dei più suggestivi e importanti siti archeologici della Sardegna interna.

La storia e la scoperta di Pranu Muttedu 

Negli anni Ottanta in zona sono partiti gli scavi archeologici effettuati da Enrico Atzeni, docente di Palentologia e antichità sarde di Cagliari. Dai manufatti si fa risalire il complesso al Neolitico recente (3200-2800 a.C) con inserimenti tardivi sino al 2600 a.C.

Le principali caratteristiche del complesso archeologico

Il parco archeologico di Pranu Muttedu si presenta come un’estesa piattaforma arenacea e scistosa dove sorge un vasto complesso monumentale prenuragico, “diviso” in più agglomerati. A nord, in località su Crancu, c’è l’agglomerato di capanne di riferimento della necropoli. A sud del villaggio, si trovano i sepolcreti di Pranu Muttedu e di Nuraxeddu, eccezionalmente attorniati da folti gruppi di menhir, in coppie, in allineamento o all’interno delle stesse tombe, e da costruzioni rotonde di probabile carattere sacrale. Ancora più a sud sorge scavata in roccione, la necropoli a domus de Janas di Genna Accas con tre circoli tombali. Altre strutture affiorano in zona: particolarmente interessanti i resti del dolmen ad allée couverte di Baccoi.

Pranu Muttedu

L’eccezionalità del sito deriva anche dalla più alta concentrazione di menhir che si conosca in Sardegna: circa 60, distribuiti variamente, in coppia, in allineamenti, in piccoli gruppi, talora nelle stesse architetture tombali. Sono del tipo “protoantropomorfo”, a forma ogivale e superficie anteriore piana. I sepolcri sono costituiti da due o tre anelli concentrici di pietre, talvolta con paramento gradonato per sostenere il tumulo. Al centro, la camera funeraria. La grandiosa tomba II presenta ingresso, anticella e cella funeraria scavati in due distinti blocchi rocciosi accuratamente adagiati e predisposti: per fine lavorazione e disegno architettonico richiamano le sepolture a domus de Janas. 

Come arrivare al parco di Pranu Muttedu

Il parco di Pranu Muttedu si trova a pochi chilometri dall’abitato di Goni, lungo la provinciale per Cagliari (ad appena mezz’ora dal capoluogo). 

(Unioneonline/D)

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