Era stata considerata negligente sull’attività di polizia giudiziaria e le contestavano le troppe malattie del personale, così – dopo circa due anni di comando – prima le hanno revocato la guida degli agenti penitenziari del carcere di Badu ’e Carros il 26 aprile 2021 e poi, due giorni dopo, l’hanno trasferita alla colonia penale di Isili senza un incarico. E ancora: nell’ottobre 2021 ha ricevuto un nuovo trasferimento a Oristano, come vice-comandante del penitenziario, e circa sei mesi fa è infine stata applicata al Provveditorato regionale per le carceri. Ora, però, il Consiglio di Stato – ribaltando una precedente sentenza del Tar Sardegna – ha definitivamente sancito che revocare il comando alla dirigente Manuela Cojana, la prima donna inviata nel settembre 2019 a capo della Polizia penitenziaria nel supercarcere di Nuoro, è stato un provvedimento illegittimo. Ora, salvo sorprese, dovrà essere reintegrata nel ruolo e nelle funzioni che le sono state tolte quasi 4 anni fa.

La sentenza

I fatti che avrebbero dato vita alla revoca dell’incarico sarebbero nati da un procedimento disciplinare che avrebbe riguardato, essenzialmente, l’omessa tempestiva trasmissione di una notizia di reato in Procura. In realtà, l’inchiesta penale nata da questi fatti si è chiusa con l’archiviazione perché non sono emersi elementi di responsabilità. «Il provvedimento di revoca dell’incarico» si legge nella sentenza del Consiglio di Stato, «è stato emesso sia in ragione di quell’episodio, sia per inefficienze organizzative e gestionali che sarebbero dimostrate da un aumento di assenze per malattia del personale della Polizia penitenziaria impiegato nel reparto guidato dall’appellante. Nessuno di questi motivi è sufficiente a sorreggere una simile decisione, che si rivela ingiustificata». L’aumento dei certificati di malattia, chiariscono i giudici, non dimostra l’inadeguatezza della comandante – difesa dall’avvocato Riccardo Gozzi – nella gestione della struttura in assenza di chiarimenti sulle patologie diffuse che dimostrino un collegamento diretto con chi ricopre un ruolo direttivo. Dall’illegittimità della revoca dell’incarico deriva, a cascata, anche quella di tutti gli altri atti di trasferimento che sono seguiti in questi anni e che hanno visto la commissaria Cojana impegnata in un complicato contenzioso giudiziario con il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria.

Il demansionamento

«Ne deriva l’oggettivo demansionamento subìto dall’appellante per effetto dei provvedimenti illegittimi adottati dall’amministrazione nei suoi confronti», prosegue la sentenza, «sussistono, dunque, tutti i presupposti (condotta, colpa, nesso di causalità, evento dannoso) per condannare il Ministero della giustizia al risarcimento del pregiudizio patito». Il Consiglio di Stato rileva che ci siano stati dei danni all’immagine e alla reputazione dell’ufficiale, così come quelli derivanti dal diritto a ricoprire mansioni legate al grado e all’inquadramento del dirigente. La sentenza riconosce anche l’autonomia dell’attività di polizia giudiziaria al comandante rispetto al direttore del carcere. Ora, a seguito di questa sentenza, la commissaria Cojana – salvo sorprese – dovrebbe essere reintegrata nelle sue funzioni al comando degli agenti di Badu ‘e Carros o in un altro penitenziario di pari livello.

© Riproduzione riservata