L’incognita delle prossime ore: cosa può succedere alla Global Flotilla?
La spedizione umanitaria per le popolazioni di Gaza deve affrontare il blocco navale di IsraeleUna recente foto delle imbarcazioni della Global Sumud Flotilla
Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
C’è un grande interrogativo in queste ore in cui le imbarcazioni della Global Flotilla si stanno avvicinando alle acque attorno a Gaza. Cosa può succedere davanti al blocco navale imposto da Israele? Gli organizzatori della spedizione per ora non sembrano avere intenzione di modificare la rotta: attualmente i partecipanti sono circa 550, divisi tra 43 natanti. Appartengono a 44 Paesi di tutto il mondo, che vanno dal Kuwait alla Nuova Zelanda, dalla Malesia allo Sri Lanka. Il corpo grosso però è europeo, compresi i 40 italiani a bordo. Le ultime informazioni rivelano che la flotta si sta rafforzando ancora, nonostante gli allarmi: altre barche si starebbero unendo alla missione nata per portare soccorso alla popolazione palestinese della Striscia.
Salto nel buio
L’incognita imminente riguarda le modalità di intervento e di abbordaggio delle forze dell’Idf, che non lasciano spazio ad alcun tipo di azione esterna, anche se ha la forma della missione umanitaria. Le navi della spedizione partita da vari angoli del Mediterraneo (Barcellona, Genova, Tunisi, Portopalo in Sicilia) per spingersi verso le coste occidentali del Mediterraneo potrebbero addirittura ritrovarsi sotto un attacco diretto di Israele, che non fa mistero dell’eventualità di utilizzare la forza contro chi tenta di violare lo sbarramento marittimo. Quando la Flotilla arriverà a circa 110-100 miglia (duecento chilometri) dalle coste di Gaza verrà lanciato un “alert” dalla fregata della Marina “Alpino”, che sta seguendo il gruppo di barche per dare protezione degli italiani presenti a bordo. Sarà una sorta di ultimo avviso prima dell’ingresso nella zona rossa, quando non ci potrà essere più alcuna copertura per evitare il cortocircuito di un incrocio tra le forze militari italiane e l’Idf.
Il blocco navale
Lo scenario precario in alto mare è una delle chiavi decisive della missione: gli organizzatori della Global Flotilla si ritengono nel giusto finché navigano in acque internazionali, mentre le forze militari israeliane sono intenzionate a intervenire assai prima dell’area del blocco navale. L’armata di Tel Aviv è pronta a sfruttare le norme di diritto internazionale contenute nel Manuale di Sanremo del 1994 sui “conflitti in mare”: «Se ci si trova in presenza di un’imbarcazione che si dirige verso un'area sottoposta a blocco navale, è consentito intercettarla anche prima che raggiunga l'area sottoposta a blocco navale, se l’equipaggio è stato avvertito in anticipo e se c’è lo scopo espressamente dichiarato di violare il blocco». Insomma una situazione di grande incertezza che può portare a un’escalation drammatica. Israele potrebbe appoggiarsi anche alle norme di diritto marino applicate da Stati Uniti e Gran Bretagna: un vascello può essere attaccato in alto mare quando intenda violare un blocco. Per questo in Italia si stanno ripetendo gli appelli alla prudenza lanciati da quasi tutti gli schieramenti politici. Sino all’intervento del presidente della Repubblica: «La Flotilla accolga la mediazione», ha detto Sergio Mattarella, chiedendo alla spedizione di mettersi in sicurezza, pur riconoscendo l’importanza della missione umanitaria. «Il valore della vita umana che sembra aver perso ogni significato a Gaza, dove viene gravemente calpestato con disumane sofferenze per la popolazione, richiede di evitare di porre a rischio l'incolumità di ogni persona».
Il precedente del 2010
Esiste un precedente tragico che risale al 2010, quando la Freedom Flotilla era stata intercettata dalle forze navali israeliane in acque internazionali: sei navi con decine di attivisti avevano provato ad attraccare a Gaza quando lo scenario del conflitto nei Territori era assai meno drammatico di quello attuale. Le forze non governative internazionali avevano l’obiettivo di rompere il blocco navale: cinque navi della spedizione furono fermate e messe sotto il controllo israeliano, mentre l'equipaggio dell’imbarcazione turca Mavi Marmara continuò la navigazione verso le coste di Gaza. Le forze speciali dell'Idf fecero partire un assalto tragico, i manifestanti cercarono di improvvisare una difesa di fortuna che sfociò nel sangue. Nello scontro dieci attivisti persero la vita.
Gli scenari
La spedizione internazionale della Global Flotilla va avanti e l’arrivo nella zona rossa è ormai imminente con notizie che si rincorrono e aprono scenari di tutti i tipi. Israele lancia accuse aperte di collegamenti tra la Flotilla e Hamas («ritrovate carte a Gaza»). Allusioni subito respinte dagli equipaggi: «I fogli mostrati da Israele non mostrano nulla», rilancia la portavoce italiana della missione Maria Elena Delia. «Chiediamo che gli atti vengano consegnati a organismi indipendenti. Altrimenti è solo propaganda». Nel frattempo arriva un annuncio pesante dalla Turchia: «Se necessario, daremo assistenza alla Flotilla». Un quadro sempre più incandescente e in evoluzione continua: la speranza è che prevalga il buonsenso generale davanti al pericolo di incidenti. All’orizzonte (sempre più vicino) c’è un baratro da cui si rischia di non poter più tornare indietro.