L’epoca dei cafoni, re delle spiagge
Urla, cicche sulla sabbia, ettari di arenile occupato, asciugamani sopra quelli altrui, escrementi che galleggiano. Ed è solo un piccolo esempio della fauna sarda.Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Cinque giornate al mare nel sud est della Sardegna, poco più di 40 ore in tutto. Abbastanza per assistere a spettacoli esemplificativi dei nostri tempi.
Ho visto cicche di sigaretta sparse in spiaggia, abbandonate da bagnanti maleducati, che siano turisti o locali; ho visto donne e uomini, giovani e meno giovani, spegnere quegli oggetti velenosi per i polmoni e la natura sfregandoli sulla sabbia per poi lasciarli lì, senza ritegno né buongusto.
Ho visto buzzurri palestrati, ma anche rappresentanti del gentil sesso, piazzarsi con sdraio e ombrelloni a pochi centimetri da chi già era disteso fronte mare incuranti del fastidio che potevano provocare al prossimo costretto a scansare, quando possibile, i piedi del cafone distanti pochi centimetri dalla propria testa.
Ho visto nuclei famigliari composti da una buona decina di persone occupare ettari di arenile con tavoli, borse frigo, materassini, canotti, lettini fai-da-te e tende extra large trasformando una porzione di spiaggia in un mini appartamento privato il cui accesso era vietato a chiunque altro.
Ho visto ripetutamente bambini e bambine capaci di dar fiato alla propria esuberanza chiamando fratelli, sorelle, madri, padri, zie, zii e anche nonne e nonni senza soluzione di continuità e a un livello di decibel da record senza che i loro creatori (le mamme e i papà, presumibilmente inconsapevoli di aver dato alla luce un figlio/una figlia e di essere parte, in teoria, di un consesso civile) abbiano minimamente riflettuto sulla possibilità che quel notevole e comprensibile entusiasmo giovanile creasse disturbo alla quiete di chi stava intorno (ma anche a una buona distanza).
Necessità
Ho visto una bimba di appena qualche anno togliersi i piccoli slip sul bagnasciuga, a due metri dai genitori, per accosciarsi e dar sfogo a impellenti necessità di tipo più consistente rispetto alla classica pipì che scappa; ho visto la mamma di questa bimba esclamare un breve quanto discreto «nooo» per poi prendere un piccolo setaccio, raccogliere alla bell’e meglio l’intruso che ondeggiava libero in acqua e poi tornare a sedersi a fianco al marito (immobile e inerte) tralasciando di portare via la parte più consistente ed evidente del prodotto naturale che, nel frattempo, proseguiva la sua strada a ridosso della battigia frantumandosi in parti sempre più ridotte mentre i bagnanti erano costretti a fare un giro ben più largo per entrare in acqua.
Ho sentito un’aggraziata signora, mentre coi piedi in acqua sorseggiava un drink di incerta natura, rivelare un’impellente bisogno di far sapere non solo al suo interlocutore telefonico ma anche a tutta la spiaggia cosa aveva fatto il giorno prima, cosa aveva organizzato per il giorno dopo, cosa aveva in programma per quella sera.
Ho visto un uomo di mezza età con uno slip rosso fuoco camminare sulla spiaggia mentre a un misterioso interlocutore illustrava, in un italiano incerto, il paradiso in cui si trovava tenendo il telefono cellulare a un avambraccio di distanza dalle labbra, spingendo chi osservava la scena a chiedersi come fosse possibile che, chiunque stesse ascoltando il suo racconto, potesse capire cosa gli stesse dicendo.
Sgasate e timpani
Ho visto sedicenti esperti di navigazione che, saliti a bordo di gommoni presi a noleggio, “provavano” le capacità dei motori a pochi metri dalla riva neanche fossero adolescenti col proprio motorino.
Ho sentito una coppia di amici che sotto gli ombrelloni di uno stabilimento balneare discuteva di argomenti vari (calcio, calcio e poi calcio) frantumando i timpani a tutti i vicini nonostante i due protagonisti fossero distanti tra loro solo pochi centimetri.
Le volpi dell’arenile
Ho visto ombrelloni e seggiole ben sistemate sulla spiaggia senza l’ombra dei proprietari, andati a dormire o a mangiare a casa premurandosi però di tenere ben occupato il proprio posto fronte mare (fosse mai che qualcuno rubasse loro la posizione). Non ho visto l’intervento di chi è deputato a sequestrare tutto, anche perché l’impresa – visto l’alta frequenza di comportamenti simili – sarebbe stata improba.
Ho visto infiniti comportamenti squalificanti e maleducati, che come ogni anno cominciano con la bella stagione e aumentano nei mesi principali e riguardano sardi, continentali e stranieri.
Ho visto tutto questo in un ridotto lasso di tempo (giugno e luglio) e in una minima parte di Sardegna (Torre delle Stelle, Cala Pira, Cala Sinzias, Porto Giunco, Piscina Rei). Ho visto, in sostanza, e non è una scoperta, la rappresentazione plastica dell’estate cafona. Un virus non debellabile.