La vita verso i centotrent’anni: la Sardegna è sempre protagonista
Entro il 2100 si potrebbero raggiungere limiti considerati finora invalicabili
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Quando si parla di longevità la Sardegna fa sempre la voce grossa: si passa dalla Blue zone dei supernonni d’Ogliastra e si arriva al record dell’italiano (uomo) più vecchio di tutti i tempi, Antonio Todde di Tiana, che nel 2002 ha chiuso gli occhi a 112 anni e 346 giorni. Senza dimenticare Giuseppina Projetto, nata alla Maddalena e morta in Toscana a 116 anni e 37 giorni, terza donna più anziana di sempre in Italia. E l’Isola può già guardare verso un futuro non troppo lontano in cui le lancette della vita si sposteranno ancora più avanti: secondo uno studio basato sui dati francesi e quelli Istat italiani, in cui la Sardegna è tra gli osservati speciali, entro il 2100 si potrebbe arrivare al limite finora considerato irraggiungibile dei 130 anni.
Limiti invalicabili
I ricercatori svizzeri del Politecnico di Losanna hanno pubblicato sulla rivista Royal society Open science un’indagine sui meccanismi che influiscono sulla longevità: sono stati incrociati diversi parametri in cui si rileva che non esiste nessun vero ostacolo reale per proiettare la vita umana fino a vette inesplorate, come i 130 anni. Attualmente l’età più alta di sempre (formalmente riconosciuta) è quella registrata in Francia, con Jeanne Louise Calment, nata ad Arles il 21 febbraio 1875 e morta sempre nella cittadina della Provenza il 4 agosto 1997, a 122 anni e 164 giorni. Secondo gli scienziati della longevità, le sequenze casuali legate a una base di supercentenari sempre più ampia possono spingere le aspettative oltre questa data limite nei prossimi decenni. In Sardegna le persone viventi più vecchie sono (per le donne) Amelia Addari, di Nuragus, che ha raggiunto i 109 anni e mezzo, mentre (per gli uomini) Luigi Boi di Siurgus Donigala non è lontano dai 107 anni. «Dopo i 110 anni ogni anno conquistato può paragonarsi al lancio di una moneta», spiega Anthony Davison, rappresentante del gruppo di studio svizzero. «Se esce testa, allora vivrai fino al tuo prossimo compleanno, in caso contrario, morirai a un certo punto entro i dodici mesi successivi». Quasi una giocata alla roulette davanti a un limite assoluto: «Ma arrivare a 130 anni equivale approssimativamente a ottenere testa per venti lanci consecutivi di una moneta», cioè una sequenza altamente improbabile.
I supercentenari
La persona vivente più anziana è la giapponese Kane Tanaka, classe 1903, vicina ai 119 anni, mentre sono in vita ancora quattordici persone che hanno superato quota 114 anni. Con una caratteristica: sono tutte donne. Gli uomini più vecchi viventi hanno attualmente 112 anni, dopo che è appena morto (poco più di due mesi fa) il portoricano 113enne Emilio Flores Marquez. L’uomo più longevo di sempre è il giapponese Jiroemen Kimura, vissuto 116 anni e 54 giorni tra il 1897 e il 2013. Non mancano poi leggende sui presunti supervecchi che in tutto il mondo avrebbero toccato anni di vita incredibili ma non ci sono rilevamenti ufficiali: i vari centotrentenni e centoquarantenni animati dalle leggende popolari non sono riconosciuti dalle statistiche formali.
Il passaggio chiave
Gli studi svizzeri evidenziano un forte picco di mortalità intorno ai 108 anni, considerato un momento chiave di grande difficoltà, oltre il quale si può però procedere con maggiore serenità: le statistiche dicono che a quel punto la soglia di vita si può allungare di qualche anno, indipendentemente dal sesso. Il passaggio dei 108 anni è strettamente collegato al cosiddetto “stato di natura”, cioè gli elementi statistici che definiscono la struttura degli organismi viventi. «Si tratta di un cosiddetto limite viscoso», spiega a sua volta Livio Fenga del centro di analisi britannico Lexter, «cioè un limite mobile che tenderà ad aumentare, molto lentamente, nel tempo». Le statistiche e le proiezioni formulate dagli studiosi di tutto il mondo «ipotizzano un avanzamento verso il limite teorico di 130 anni, una sorta di tetto invalicabile della vita, strutturalmente legato alla macchina biologica umana».