Lockdown, mascherine protettive, igienizzanti, vaccini e canzoni. Sì, proprio canzoni. Forse dal punto di vista scientifico servono a poco per combattere il Covid-19, ma sicuramente si rivelano utili per esorcizzare la paura e regalare attimi di svago in tempi difficili come quelli che stiamo vivendo. Qualche mese fa, durante la prima quarantena, tantissimi di italiani si sono affacciati alle finestre cantando a squarciagola l'inno di Mameli. C'è poi chi ha improvvisato concerti sui balconi e sui social sono stati postati milioni di video musicali.

In quei giorni c'era anche chi scriveva canzoni ispirate al tema della pandemia. Come La Plonge, un gruppo pop sassarese, e la cantautrice Claudia Aru: nei giorni scorsi hanno pubblicato rispettivamente "Divi (degli aperitivi)" e "Arrò du Covid": brani diversi per stile, scrittura e suoni, ma molto interessanti e chiaramente attuali per i contenuti. Le canzoni rientrano in quella categoria che gli inglesi chiamano "instant songs", brani legati alla cronaca quotidiana raccontata in musica. Negli anni Settanta era uno stile molto in voga. In tanti ricordano le ballate di Franco Trincale: in genere canti di protesta, spesso legati al racconto in musica di episodi di cronaca e politica.

La Plonge (foto La Plonge)

La cantautrice Claudia Aru, come del resto tutti gli artisti, è stata costretta a un anno di sosta forzata. Dodici mesi senza concerti. "I lavoratori dello spettacolo - racconta la cantante - dopo una piccola boccata d'ossigeno tra luglio e settembre hanno vissuto il buio più nero di sempre. "Arrò du covid" è il tentativo di esorcizzare tutto questo con un funerale tragicomico a questo 2020. Si tratta di un brano in cui il testo è ironico e tagliente: elenca ciò che è accaduto in quest'anno surreale. Si parla di abbracci negati, lockdown, didattica a distanza e dello stop alla musica dal vivo. Stare senz'arte somiglia a qualcosa che ha a che vedere un po' con la morte".

Testo e musica del brano sono stati scritti dalla cantante campidanese, l'arrangiamento è firmato da Matteo Marongiu. Nel brano suonano Fabrizio Lai alla chitarra, Simone Soro al violino e Adriano Sarai alla tromba.

"La sonorità - sottolinea l'artista - è quella dei mariachi messicani, abili narratori di tragedie di cuore e di vita ma maestri nell'arte di sdrammatizzare. Protagonista assoluto è il culto della Santa Muerte. Questo è ciò che ho voluto fare nei panni di una Frida sardo-messicana, con un video firmato da Maurizio Olla, in cui proviamo a ridere davanti alla sfortuna e in cui c'è anche un saluto al mio papà, scomparso proprio poche settimane fa".

Anche "Divi (degli aperitivi)" nasce durante il lockdown. Il brano è stato composto dal cantante-chitarrista Domenico Canu. "L'ho scritto di getto, come faccio di solito quando sono alle prese con una nuova canzone - racconta il musicista - non ho fatto altro che mettere insieme una serie di appunti che facevano riferimento ad alcuni post pubblicati sulla mia pagina Facebook durante la pandemia".

"Divi (degli aperitivi)" racconta la vita ai tempi del Covid con testo ricco di riferimenti alla cronaca, ma che allo stesso tempo si presta a diverse chiavi lettura. Tra le righe si parla del potere politico. "A un certo punto - ricorda Canu - cantiamo "Evviva il presidente" che non è necessariamente un riferimento al premier Giuseppe Conte. Spesso, soprattutto sui social, basta poco per esaltare le persone. Poi accade che dopo pochi giorni gli stessi personaggi vengano ricoperti di insulti e offese di ogni genere. Accade anche quando si esprimono opinioni. Ogni punto di vista leggermente alternativo viene bollato sistematicamente come folle. Cantiamo "che bello deridere chi qualche domanda se la fa", soprattutto se sei chiuso tra quattro mura e non puoi uscire di casa. Nel testo si parla inoltre del mito del bar. Abbiamo voluto cantare queste situazioni a modo nostro. Chiaramente come tutti i musicisti anche noi siamo stati penalizzati. Speriamo di tornare presto sul palco".

Testo e musica di "Divi (degli aperitivi)" sono firmati da Domenico Canu, voce della band composta anche da Massimiliano Lai (batteria) e Felice Carta (basso). In studio hanno suonato anche Antonio Oggiano e Giovanni Sanna.
© Riproduzione riservata