Non torna a Cagliari con mestizia né con la rabbia per non aver completato sulla panchina rossoblù un certo tipo di percorso, ma con il proposito di vincere per continuare a sognare con il suo Sudtirol. Sì, perché Pierpaolo Bisoli, una vita da mediano in campo, a rincorrere palloni e lontano dalle luci dei riflettori per principio, più che per scelta, in Alto Adige ha trovato nuovi stimoli e trasmesso certezze finora inesplorate a quelle latitudini.

Sabato alla Domus vuole giocare un brutto scherzo ai rossoblù. Del resto sarà il primo aprile. Va detto che, in una recente intervista a Unionesarda.it ha dichiarato di aver lasciato il cuore in Sardegna, terra dove sono nati i suoi figli, uno dei quali, Dimitri, ora è il capitano del Brescia. 

Ci sono scorie dall’andata (anche se ha precisato che prima del match stringerà la mano a Gianluca Lapadula, con cui si era “beccato” nel finale del match giocato al “Druso” di Bolzano), ma per lui Cagliari è un amore che non è mai tramontato e che anzi, in cuor suo, sogna di rivivere al massimo della passione: «E’ ancora vivo il ricordo dei tifosi che riempirono a migliaia lo stadio del Malines, in Coppa Uefa, quando giocammo e vincemmo in Belgio», ha ricordato il tecnico del Sudtirol. «Fu un’emozione indescrivibile essere riusciti a dare una grande gioia agli emigrati che vennero a seguirci».

Per i più giovani, Bisoli ha indossato la maglia rossoblù per sei stagioni, dal 1991 al 1997, con 164 presenze e 5 reti tutte in Serie A. Al Cagliari ha dato due gambe e dei rossoblù è stato il capitano. Per due volte, da allenatore, ha portato in Serie A il Cesena. Ha allenato in piazze storiche della provincia calcistica italiana come Padova, Cremona e Perugia. Ma, tra le imprese da ricordare per tutta la vita, c’è quella con il Cosenza, nell’ultima stagione. La salvezza in B, nella finale playout in un Marulla che così pieno non si vedeva dai tempi del compianto bomber che dà il nome allo stadio, è un miracolo che porta due firme: la sua e quella di Joaquin Larrivey, altro ex che domenica giocherà, per la seconda volta in stagione alla Domus (la prima fu proprio con il Cosenza, prima della chiamata di Bisoli al Sudtirol nel mercato di gennaio) proprio con la maglia degli altoatesini.

La sua squadra, che al primo campionato di Serie B è terza in classifica e che non perde da dicembre, scende nello stadio del blasonato Cagliari senza timori reverenziali, fedele allo spirito del suo tecnico. Uno che di sé dice: «Non ho un procuratore, non frequento salotti, penso solo al bene della mia società e dei miei giocatori. Di sicuro ho modellato il mio carattere, vado meno allo scontro, più al confronto».

Ora chiede ai suoi di scrivere il finale: «Stiamo facendo una cosa incredibile, che nessuno si aspettava. Questa è la cosa bella della vita e del calcio: sorprendere tutti anche chi non credeva in te. Finalmente si respira vero calcio anche a Bolzano, ce lo meritiamo noi, se lo merita la squadra e soprattutto se lo meritano i tifosi». 

Bentornato Bisolone. Ma anche il Cagliari medita di farti un pesce d’aprile.

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