I gioielli dell’architettura di Porto Rotondo: tutelata la chiesa di San Lorenzo
Sull’opera di Cascella e Ceroli il vincolo della SovrintendenzaPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Il sigillo sul valore architettonico del nucleo originario di Porto Rotondo è un decreto di vincolo della Sovrintendenza ai Beni culturali di Sassari e Nuoro che ha dichiarato l’interesse culturale storico-artistico della chiesa di San Lorenzo e della sua torre campanaria nel cuore del borgo creato nel 1964 dai conti veneziani Luigi e Nicolò Donà dalle Rose. Ed è anche un riconoscimento a quell’architettura dei centri turistici galluresi che fu al centro di un intenso dibattito culturale tra gli anni Sessanta e Settanta. Tra le opere realizzate in quegli anni, oltre alla Chiesa di San Lorenzo solo la Cupola di Antonioni progettata da Dante Bini nel 1970 per il regista a Costa Paradiso, è tutelata dalla Sovrintendenza benché si trovi purtroppo in stato di abbandono.
Non è il caso della chiesa di San Lorenzo che splende in un borgo che, molto più della Costa Smeralda dove le archistar dell’epoca hanno lasciato la loro impronta soprattutto negli hotel e nelle ville private, ha la sua cifra architettonica nello spazio pubblico: la piazza, opera di Andrea Cascella e Vittorio Gregotti realizzata nel 1966, la chiesa, il teatro, più recentemente la cascata di pesci di marmo, porfido e vetro di Murano, che si inseguono sulla via del Molo, la Catena alimentare dell’artista bretone Emmanuel Chapalain. Beni custoditi dalla Fondazione Porto Rotondo e che sono anche al centro del progetto dell’Università di Cagliari “Borghi storici e influenze culturali dell’architettura contemporanea d’autore negli insediamenti turistici costieri in Sardegna”.
L’opera
La chiesa di San Lorenzo è stata edificata a partire dal 1967 e nasce dalla stretta collaborazione tra lo scultore Andrea Cascella (vincitore della Biennale di Venezia nel 1964), l’artista Mario Ceroli e l’architetto-designer Gianfranco Fini. Fu Cascella a concepire la chiesa incastonata nelle costruzioni in un disegno urbano. Disegnò la facciata in granito che si affaccia sulla piazza e sul piccolo sagrato, davanti alla scalinata che la collega alla piazzetta San Marco, collocò una croce rotonda, anch'essa in granito. L'interno, come una barca rovesciata, - in un rimando al mare - fu elaborato a quattro mani da Ceroli e Fini che col pino russo, ricco di resina, realizzarono un inimitabile affresco ligneo riproducendo i profili dei pionieri della storia di Porto Rotondo. Una scelta, questa, che come ricordato nella relazione della Sovrintendenza, Mario Ceroli ha adottato in altre occasioni in un’incursione a metà tra l’arte pop e i rimandi ai mecenati rinascimentali (ma c’è anche Madre Teresa). Sui due lati della chiesa, le sculture di legno rappresentano il Giudizio Universale, l'Ultima Cena, la Fuga in Egitto, la Deposizione di Cristo, l'albero della vita, l'arcobaleno ed il futuro. Nell’abside la Sovrintendenza segnala il Crocifisso “fatto di pezzi di legno grezzo assemblati in modo apparentemente caotico è accostato alla Scala di Giacobbe, uno degli elementi più suggestivi, con la sua struttura a chiocciola che si avvita verso l’alto”.
Tra il 2008 e il 2009 la Chiesa è stata completata con altre opere, su progetto sempre dallo stesso Ceroli: la piazza-sagrato a Sud, con la pavimentazione in marmi policromi che raffigurano i profili di sei pontefici, il campanile in legno lamellare che oggi domina Porto Rotondo, e rivela al suo interno il motivo della scala elicoidale che, simbolicamente, resta sospesa e non tocca terra.
«Per le caratteristiche sopra descritte – sono le motivazioni - e in considerazione dell’importanza che riveste, sia per la storia della nascita e dello sviluppo di Porto Rotondo, sia quale raro esempio di edificio sacro d’architettura contemporanea di pregio, grazie al felice connubio di elementi artistici, soluzioni architettoniche e attenzione al contesto paesaggistico, questa Soprintendenza ritiene che la Chiesa di San Lorenzo costituisca un bene di interesse culturale particolarmente importante e che meriti di essere preservata e valorizzata».
Ceroli e il teatro
Tra gli altri gioielli architettonici del borgo, dominato dal granito (un altro tratto che la differenzia da Porto Cervo), la piazzetta pensata da Cascella e Gregotti e costruita dagli scalpellini di Buddusò, l’anfiteatro dello stesso Ceroli (con gli architetti Fini e Sotgiu), rimasto incompiuto e inaugurato nel 1995. In quell’occasione l’artista si augurava un completamento mai avvenuto con la copertura, la macchina scenica, i bassorilievi con i maestri del teatro. «Non ho pensato un teatro come spazio ricreativo, dopobagno per turisti», disse in un’intervista a L’Unione Sarda: «Guai se nascesse il sospetto che tutto questo debba essere funzionale all'impresa turistica, una molla per ottenere altri permessi o qualcosa del genere. Sarebbe una cosa orrenda, maleducata, volgare». E intanto pensava a un cimitero, perché in un posto vero si nasce, si vive, si muore.