La scultura in ceramica ritrae una donna seduta sulla vetta di una piramide fatta di lettere dell’alfabeto dove la scritta Grazia, in colore terracotta, emerge in mezzo a tanto bianco. La figura è pensierosa, ma sovrasta tutto, quasi a sottolineare la grandezza di una donna andata ben oltre confini e convenienze del suo tempo. L’artista Alfonso Silba omaggia così la scrittrice premio Nobel e la celebra con un percorso espositivo intenso dove i colori dialogano con le opere letterarie della Deledda e anche con quelle di Salvatore Satta. Si intitola “Dalle parole alla materia” ed è un ponte affascinante, proposto al Ten di Nuoro fino al 30 dicembre con una mostra prodotta da Sardegna Teatro in collaborazione con l’Istituto superiore regionale etnografico, ultima tappa dell’iniziativa autunnale dedicata ai cinquant’anni della scomparsa di Salvatore Satta e anche apertura ideale verso il centenario del Nobel a Grazia Deledda, nel 2026.

Scultura di Silba dedicata a Grazia Deledda

Silba, originario di Avellino, trapiantato a Orosei dove è tra i fondatori del centro studi Giuso ed è impegnato nella valorizzazione della cultura sarda, artista di rango che si cimenta nei testi sacri della Bibbia come pure in un viaggio originale a colori nella Divina Commedia per i 700 anni di Dante, propone figure raffinate e poetiche ispirate a personaggi simbolo come le deleddiane Marianna Sirca e La madre oppure Fileddu che porta i visitatori nel mondo sattiano del “Giorno del giudizio”. Un doppio asse commemorativo che offre a Silba l’occasione di raccontare il suo dialogo artistico con due voci fondamentali della modernità letteraria sarda.

«Il progetto culturale è iniziato molti anni fa – spiega Silba – quando in occasione della visita a Nuoro di papa Wojtyla fui chiamato da una commissione a realizzare un’opera da donare al pontefice. Mi venne suggerito di proporre mostre e iniziative culturali per far conoscere agli studenti personaggi illustri della Sardegna». Era l’ottobre del 1985. Papa Giovanni Paolo II, in quella tappa storica in Barbagia, venne omaggiato con tanto cuore e anche con un’opera di Silba che non ha mai dimenticato l’invito di quella commissione, diventato nel tempo un progetto perenne, fruttuoso e maturo dove hanno trovato spazio Salvatore Satta, Emilio Lussu, Sergio Atzeni. E naturalmente Grazia Deledda. «È la prima femminista sarda», dice Silba che nelle sue opere racconta la donna più che la scrittrice di successo.

Nei dodici quadri esposti al teatro Eliseo, che fanno parte di un percorso di 22 opere, compare sempre un nudo femminile anche all’interno di spazi sacri, richiamo alla narrativa deleddiana che l’artista declina in chiave storica e sociale. «Ho voluto rappresentare la donna Grazia Deledda perché per me è la prima femminista sarda», sottolinea. Non è la prima volta che Silba si confronta con la scrittrice premio Nobel. L’aveva già fatto con una mostra e un titolo impegnativo come “Il peso dell’eros nella letteratura di Grazia Deledda”, anche con “A Cosima”. «Nel 2026, nel centenario del Nobel, sarebbe bello non solo fare dei convegni ma portare la Deledda nelle scuole con mostre e incontri culturali con gli studiosi», auspica l’artista.

Scultura di Silba dedicata a Salvatore Satta

Un’altra scultura in ceramica esposta al Ten è dedicata a Salvatore Satta. Rappresenta un gruppo di personaggi ispirati al mondo raccontato con “Il giorno del giudizio”, fatto di signorotti, fannulloni, donne. È una composizione molto efficace che presto avrà uno spazio tutto suo nel museo della ceramica dell’Isre, a Nuoro. Sarà donata dall’artista che nel frattempo, ispirato dal progetto partito con la visita del Papa, ha messo assieme cento opere. Una collezione straordinaria che, un po’ sull’onda dello spirito del 1985, potrebbe approdare in altre esposizioni portando così i grandi personaggi in nuovi circuiti culturali, a partire dalla scuola.

Salvatore Satta in un'opera di Silba

Spiega Efisio Carbone dell’Isre: «Il suo lavoro non è mai illustrativo, è una lotta, un’astrazione, un processo alchemico in cui la parola diventa materia. Come Delacroix con Goethe o Kiefer con Celan, Silba non si limita a interpretare i testi, ma li assume come detonatori etici, trasformandoli in un linguaggio pittorico denso, spesso prossimo alla scultura, pure presente in esposizione con due opere di ispirazione sattiana e deleddiana».

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