Cagliari-Torres è la più nota, Ilva-Arzachena molto sentita, Carbonia-Iglesias è una delle più antiche, come del resto Tempio-Calangianus e tante altre sfide del pallone sardo. Ma chi ha un po' di dimestichezza col calcio isolano non può ignorare che nessuna rivalità negli anni '70 e '80 abbia raggiunto le note di colore e l'intensità di quella tra Sorso e Sennori, due paesi della Romangia separati da un lembo di terra, ma storicamente divisi su tutto.

Innanzitutto dalla lingua, a Sennori si parla il sardo, a Sorso il sassarese, Sennori era un paese di commercianti (specie di olio), Sorso di ortolani. E poi il carattere, più misurato quello dei sennoresi, straripante e forse un po' stravagante quello dei sorsensi, che per primi hanno conosciuto il calcio a grandi livelli, ad inizio anni '60, quello della serie D nazionale, in cui il Sorso ha militato con grande onore. Il Sennori calcio iniziò a far parlare di sé solo dal 1968, anno della sua fondazione. Qualche stagione più tardi si disputarono i primi attesi derby, in Prima Categoria, in Promozione e infine in serie D: 20 anni di sfide a dir poco combattute che valevano una stagione e che hanno fatto epoca. Da una parte i bianco celesti del Sorso, zeppi di atleti locali provenienti dal fiorente settore giovanile; dall'altra i bianco azzurri del Sennori, spesso rinforzati da calciatori dell'hinterland del Sassarese.

Primi anni '80, un derby al Madau di Sorso (foto concessa dall'associazione Vecchie Glorie Sorso)
Primi anni '80, un derby al Madau di Sorso (foto concessa dall'associazione Vecchie Glorie Sorso)
Primi anni '80, un derby al Madau di Sorso (foto concessa dall'associazione Vecchie Glorie Sorso)

Sorso ha avuto più presidenti, da Ado Cirotto a Antonio Carrucciu, mentre la storia del Sennori calcio è legata in maniera indissolubile all'avvento al timone della società (nei primi anni '70) di Basilio Canu, grande appassionato di calcio, un commerciante che creò un piccolo impero di negozi al dettaglio, specie di artigianato. Fu lui a forgiare il grande Sennori, riuscendo persino a soffiare ai rivali del Sorso (a suon di milioni di lire) anche un allenatore del calibro di Ali Fogli, al quale i suoi ex tifosi del Sorso, dopo il "tradimento", lanciavano verso l'auto monetine di scherno ogni qualvolta attraversava Sorso per recarsi agli allenamenti a Sennori (il passaggio a Sorso era obbligato).

Una formazione del Sorso del 1980 (foto concessa dall'associazione Vecchie Glorie Sorso)
Una formazione del Sorso del 1980 (foto concessa dall'associazione Vecchie Glorie Sorso)
Una formazione del Sorso del 1980 (foto concessa dall'associazione Vecchie Glorie Sorso)

In pochi anni i due paesi, anche nel calcio, erano diventati come i Guelfi e Ghibellini. Furono stagioni di risse, improperi e insulti vari, ma poi venne finalmente il giorno della pace, si fa per dire. Era una domenica assolata di maggio del 1975, ultima partita del campionato di Prima Categoria, col Sorso primo in classifica impegnato in casa nella sfida contro il Perfugas, che si trovava a metà graduatoria e non aveva più nulla da dire al torneo. Sarebbe dovuta essere quindi una formalità per i padroni di casa: la vittoria, i due punti e il salto di categoria. Questo sulla carta, nella realtà invece quella partita per il Sorso si trasformò in un incubo.

Tutto all'inizio pareva perfetto, come una commedia di Frank Capra. Poco prima della gara, direttamente dal campo sportivo di Sennori, raggiunse in macchina il catino del Madau, in maglietta e pantaloncini, il capitano del Sennori stesso, Giammario Sircana, che in mezzo al campo (allora si poteva) regalò un mazzo di fiori, i fiori della pace, agli storici rivali, ora finalmente amici. In tribuna fioccarono gli applausi e scese giù persino qualche lacrimuccia di commozione. Poi successe l'imprevedibile, la porta degli ospiti era stregata e la palla non ne voleva sapere di entrare, anzi il portiere del Perfugas parava l'impossibile e stava disputando la partita della vita.

"In realtà quel portiere era nativo di Tempio, squadra seconda in classifica - afferma Salvatore Marongiu, classe 1955, il più grande centravanti di tutti i tempi dei biancocelesti - e quindi aveva concrete motivazioni. Noi inoltre eravamo nervosi e persino Gavino Santoni, il nostro funambolo, si fece prendere dal panico e sbagliò un rigore". Quel penalty sbagliato scatenò tra il pubblico la rabbia e la disperazione. I tremila del Madau diedero la colpa del sortilegio ai sennoresi e al povero Sircana, che con quel mazzo di fiori aveva maledetto il Madau. Le bestemmie indirizzate al Sennori in tribuna si sprecavano, intermezzati dai cori di incitamento per la squadra, che però pareva smarrita. Quando nessuno se l'aspettava e le speranze sembravano perdute il buon Speziga trovò da lontano il varco giusto, con un tiro nemmeno irresistibile. Il Madau esplose di gioia e divenne il Maracana, a Sorso si scatenò il Carnevale. I biancocelesti tornavano nel calcio isolano che conta e quel campo in sterrato aveva raggiunto oramai il mito. La squadra di casa, il Sorso, giocava davvero in 12, sospinta da una muraglia umana che faceva sentire il fiato sul collo agli avversari (e agli arbitri). Inoltre per raggiungere il cancello dell'entrata del campo, i giocatori ospiti dovevano passare attraverso le forche Caudine di un piccolo budello di strada, dove era ubicato un baretto dal quale uscivano i tifosi più esagitati a provocare e schernire persino la terna arbitrale. Una volta un direttore di gara venne gentilmente accolto da un gavettone di spaghetti al sugo che gli si fiondò sulla testa.

I tifosi più accesi, gli ultrà di quei tempi, comunque erano più stravaganti che cattivi, con un senso della battuta e della goliardia a dir poco straordinari, uno dei marchi di fabbrica di Sorso. Pesciolino, Luciano il Rosso, Puschaccioni, Pancetti, Gege, Efisio Palandria a Sorso erano tra i tifosi più famosi, oggi diventati autentiche leggende. Vannuccio Gaspa, sassarese, classe 1956, fu per tanti anni capitano del Sennori, a cavallo degli anni '70 e '80. Mastino implacabile, giocava accanto a calciatori bravissimi, tutti sassaresi, del calibro di Gesuino Pilo, Angioletto Satta o Graziano Carta. "Giocare il derby col Sorso era uno spettacolo, anche 6mila persone sugli spalti - spiega - Io ne ho giocati 18. Il Madau era una bolgia, con un tifo infernale, ma anche il Comunale di Sennori in quelle sfide si riempiva sino all'inverosimile. L'arbitro al Madau era spesso intimorito, come del resto i giocatori avversari. Noi però ci siamo tolte belle soddisfazioni".

Una di queste accadde in serie D ad inizio anni '80. Il Sennori, sfavorito dal pronostico, vinse 3-1 in trasferta. Alcune decisioni lasciarono perplesso il pubblico sorsense, per usare un eufemismo. La contesa si concluse con un epilogo clamoroso: l'arbitro toscano fu costretto a scappare per i campi per sfuggire alla folla inferocita, lo spogliatoio del Sennori venne assediato sino a tarda notte e i carabinieri effettuarono 18 arresti. La vicenda ebbe eco nazionale.

I derby naturalmente continuarono, animati da incredibili e prestigiosi personaggi. Basti pensare che in quegli anni a guidare per due stagioni la panchina del Sorso fu niente di meno che Tavares Da Silveira, meglio noto come Amarildo, il campione del mondo brasiliano di Cile 1962, che a Sorso trovò la sua seconda patria. Amarildo in quell'ambiente scoppiettante fu sicuramente la ciliegina sulla torta. Il suo carattere si sposava perfettamente con quello dei sorsensi, dai quali tuttora è ancora amatissimo. Furono anni di grande calcio. Tra i sorsensi basterebbe citare Gavino Farru, Piero Delogu e Gavino Santoni, ma la lista sarebbe davvero lunga, come quella del Sennori del resto.

Nel 1984-85 il Sorso ottenne la promozione in serie C, con Roberto Franzon come timoniere. La squadra si trasferì al nuovo impianto della Piramide. Il Sorso disputò ottime annate anche tra i professionisti. Poi il lento declino, accompagnato da quello del Sennori, le cui fortune finirono con la morte di Basilio Canu, a cui oggi è intitolato lo stadio del paese, uno dei gioielli sportivi del nord Sardegna. Il Sennori calcio è stato appena promosso in Prima categoria, il Sorso in Seconda. I biancocelesti giocano sempre alla Piramide e quel formidabile tempio del calcio che fu il Madau sta andando invece malinconicamente in rovina.

Ad ogni modo i fantastici giorni del derby e le atmosfere degli anni '70 e '80 sono nel cuore di tutti i tifosi e di coloro che amano il calcio. Il mondo nel frattempo è cambiato, meno ruspante ma anche meno sincero, le pay tv hanno fagocitato tutto e si vive soprattutto nei social. Rimangono però i ricordi dei tempi gloriosi. Quelli nessuno potrà cancellarli. In terra di Romangia si giocò davanti a un pubblico che oggi anche qualche squadra di serie B potrebbe solo sognare.

I calciatori del Sorso di quei tempi si frequentano ancora e hanno costituito una partecipata associazione di vecchie glorie. Ogni tanto disputano qualche partita amichevole e fanno anche beneficenza. Il presidente è l'ex portiere Angelo Pulino. I ritmi di gioco ovviamente non sono quelli di una volta, ma questo è solo un dettaglio. Rimane infatti l'amicizia profonda e l'orgoglio di avere difeso i colori della propria città, in tempi e ambienti irripetibili.
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