La netta sconfitta dell'Argentina contro la Croazia ha sorpreso tutti, ma non troppo.

Il 3-0 rifilato da Modric e compagni ha praticamente escluso i sudamericani dagli ottavi di finale e servirà un autentico miracolo affinché la squadra di Sampaoli possa accedere alla fase successiva del gruppo D.

L'"Albiceleste" però aveva già dato diversi segnali di fragilità fin dalla prima gara con l'Islanda con uno scialbo 1-1 e quel rigore sbagliato da Messi che avrebbe potuto garantire la vittoria.

Ma non solo: durante le qualificazioni i due volte campioni del mondo (1978-1986) sono arrivati terzi a fatica, raggiungendo l'obiettivo solo all'ultima giornata dietro al Brasile di ben 13 punti.

E ieri ne abbiamo avuto la prova. Una confusione totale tanto dal punto di vista tecnico quanto tattico.

Sampaoli infatti ha deciso, a sorpresa di schierare i suoi con un improbabile 3-5-2 con Higuain, Fazio, Dybala, Banega, Ansaldi e Di Maria in panchina.

Vero, si gioca in 11, ma sono forse Tagliafico, Salvio, Perez, Acuna e Meza meglio dei prima citati? Il campo ha detto esattamente il contrario.

Anche perché a livello internazionale spesso serve esperienza e solidità nel reparto arretrato cosa che forse due "italiani", come il centrale della Roma e Ansaldi, avrebbero potuto garantire maggiormente.

Poi il capitolo Messi. A detta di tutti un fantasma nel match contro la Croazia.

La disperazione di un tifoso argentino
La disperazione di un tifoso argentino
La disperazione di un tifoso argentino

Era lui il leader della squadra, il capitano, il numero dieci ed invece è scomparso nella mediocrità sudamericana. Allora la domanda è lecita: giusto considerare ancora l'Argentina una grande del calcio mondiale?

La storia dice "sì", gli ultimi risultati "no". Perché se nella precedente sono stati proprio gli argentini a perdere la finale con la Germania è altrettanto corretto rimarcare che nel listino nero dell'Albiceleste ci sono due "Coppa America" perse col Cile e una serie di delusioni che ormai vanno avanti da troppo tempo.

Bisogna ricordarlo: l'Argentina non vince un mondiale dal 1986 quando Maradona trascino i suoi verso un'impresa che è tutt'ora nella storia. Poi il vuoto, nonostante nomi altisonanti in rosa come Batistuta, Zanetti, Crespo, Veron, Samuel e chi più ne ha più ne metta. Mai però amalgamati a dovere e con una guida tecnica all'altezza.

Poi il capitolo Messi: "La Pulce" è ancora il giocatore più forte al mondo? Forse sì, ma solo in un contesto che gli permetta di esprimersi al meglio come nel Barcellona. D'altronde il suo "rivale" Ronaldo sta letteralmente trascinando i suoi nel girone così come fece all'europeo.

Opinioni, quesiti irrisolvibili, come quello dell'eterna sfida tra Pelè e Maradona.

Una cosa però è certa: l'Argentina dovrà riflettere sulla sentenza emanata dal campo e rifondare. Un po' come l'Italia.

Filippo Migheli

(Unioneonline)

***

ARGENTINA, IL MURALES DEDICATO A MESSI:

© Riproduzione riservata