I campionati sardi stanno arrivando alle battute finali, in attesa della coda con playoff e playout nazionali, ma il Comitato Regionale guarda già al 2024-2025 e oltre. «Mi pare che si stia delineando il calcio del domani, con tanti gironi nelle varie categorie. Tutti a sedici squadre: per quanto ci riguarda è il numero perfetto per fare dei campionati di qualità».

A dirlo è Gianni Cadoni, da novembre 2016 a capo del calcio sardo e anche vicepresidente Lnd Area Centro, ospite a "L'Informatore Sportivo" su Radiolina con Lorenzo Piras. A partire dall'Eccellenza, che in questa stagione di società ne conta diciassette e in passato ne ha avute anche diciannove. «È stato definito, nella scorsa stagione, dall'organismo di controllo dell'AIA il terzo a livello nazionale. Abbiamo rivisto comunità sparite da diversi anni, come Iglesias, Tharros, Calangianus e Sant'Elena. Le nobili del calcio sardo sono tornate nella categoria che a loro compete, poi ci sono club come la Ferrini che da anni fa calcio con dirigenti capaci e ottiene buoni risultati».

I club. Sopra i tornei regionali c'è la Torres seconda in C, dove invece l'Olbia fa fatica. In D le quattro sarde non sono nel loro momento migliore, ma c'è fiducia. «Spesso e volentieri abbiamo vinto contro squadre nazionali, ci confrontiamo alla grande con altre regioni. Speriamo che non retroceda nessuno dalla Serie D, ma abbiamo una pianificazione fatta: l'obiettivo è crescere nei numeri», l'augurio e il programma di Cadoni. Il presidente ha un occhio di riguardo per tutto il movimento: «Dal campionato femminile, che si sta riprendendo dopo un decennio, al calcio a 5 dove abbiamo tanto da lavorare. La Terza Categoria quando sono entrato non era presente, l'abbiamo riproposta partendo senza vergognarci con tre-quattro squadre. Ha favorito la ripresa del calcio nei piccoli paesi, ridando dignità anche alla Seconda Categoria». Con una svolta necessaria, quella degli stadi: «In alcune zone abbiamo degli impianti non belli, vogliamo portare avanti l'iniziativa intrapresa con la Regione - che ci ha sempre seguito - per dedicare delle risorse. Spero, per esempio, che il Sant'Elena possa trovare la sua casa, così come Bosa e Villacidrese».

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