Ha contribuito in maniera determinante a forgiare il mito Machete fin dagli albori, dando alla banda sarda formata da Salmo, Dj Slait, Hell Raton e dagli amici Nitro e Jack The Smoker, un'immagine con cui specchiarsi, un'estetica in movimento fatta di continui rimandi cinematografici, crudi e d'impatto come il rap che andava diffondendo tra i ragazzi malati di hip hop e di YouTube e che è esploso poi sotto gli occhi di tutti, diventando evidenza, fatto, notizia.

Andrea Folino, olbiese, 22 anni, è l'occhio – e la mente – che sta dietro a molti, moltissimi video del rap italiano e in particolare quelli della galassia Machete. Ma non solo, perché insieme a Corrado Perria ha formato un duo capace di andare oltre e intercettare linguaggi anche distanti dalla scena, sperimentando nel pop di casa nostra (leggi l'ultimo Fabrizio Moro, giusto per fare un nome) e non solo.

In questi anni in cui abbiamo visto crescere il fenomeno rap a livelli impensabili in Italia, lei c'è sempre stato e ha girato moltissimi video. Com'è iniziata la sua storia?

"Nei primi anni a Olbia c'era poco rap o comunque qualcosa che potesse assomigliargli. E gli unici che portavano avanti il discorso erano un gruppo di appassionati come Manuelito (Hell Raton), En?gma, dj Slait e Salmo. E poi c'ero io, con la mia telecamera".

Qual è stata la molla che l'ha spinta a pensare di fare il regista?

"Mio padre è un giornalista, un video operatore della Rai. Manuelito lo conosco da sempre perché i nostri genitori sono amici e quindi sapevano di me, del fatto che avrei potuto contribuire alla causa, anche solo per il fatto che avessi una camera da poter usare. Salmo stava creando il collettivo e mi ha chiamato perché voleva girare qualcosa, che poi è diventato il mio primo videoclip, 'Rancho della Luna'".

Non male come prima esperienza. E com'è andata?

"Beh, abbiamo preso la camera e siamo partiti. Via per due giorni a girare, su una miniDV con una cassettina che abbiamo dovuto riversare... Una cosa proprio old skool al massimo".

Dove avete girato?

"Per le strade di Olbia, in giro a caso per le vie della città. Senza nessun filo narrativo. Ma da qui è partito tutto".

Cosa è successo dopo?

"All'inizio eravamo una semplice crew, poi grazie alla loro musica siamo riusciti a uscire dalla Sardegna".

Chi ha spinto di più per riuscirci, puntando proprio sui video e sul diffondere il verbo su YouTube?

"Un po' tutti. Ancora oggi i video sono la priorità, ci tengono e seguire tutto, dalla prima fase di preparazione fino all’ultimo passo, si assicurano con noi registi della Machete che tutto sia secondo quello che hanno pensato per i loro pezzi, che tutto sia perfetto".

Com’è cambiato il suo stile in questi anni?

"Molto. Spesso ci ritroviamo alle due o alle tre del mattino a riguardare i nostri vecchi video, almeno io e qualcun altro. E ci sorprendiamo a vederne alcuni di cui magari neppure ci ricordavamo, perché all’inizio ne abbiamo girati una valanga. Io ancora frequentavo la scuola".

Quale? Lo stesso liceo artistico di Salmo e degli altri?

"Sì, proprio quello. Siamo andati a scaglioni, prima Salmo e Hell Raton, poi io e Mirko De Angelis, anche lui regista, fotografo, graphic designer. A scuola ero conosciuto, perché già lavoravo con gli altri Machete, ex alunni dei miei professori che sapendo questo mi lasciavano montare i video in classe" (ride).

E poi?

"Poi ho lasciato la scuola, ho mollato tutto. Metà Machete era d’accordo con la mia scelta, metà no".

Stilisticamente, dove ha attinto e dove ha diretto il suo sguardo?

"All’inizio siamo stati influenzati tutti da un certo cinema americano e in particolare Tarantino e tutto il filone splatter. Poi ci siamo evoluti e abbiamo fatto video per metà degli artisti italiani, praticamente. Mai la stessa roba. Col tempo le cose sono cambiate, i budget sono diventati più grandi, quindi si lavora con l’attrezzatura e le persone ideali per fare ottimi lavoro. Prima eravamo io e l’artista ed ero io a occuparmi di tutto: regia, fotografia, montaggio, tutto. Adesso abbiamo una persona per ogni settore".

Budget più alti significano maggiori responsabilità?

"Sì, esatto. Problema centrato in pieno".

E lei lavora meglio sotto pressione?

"Cerco di non farlo mai con troppa pressione addosso, anche se un po' ogni tanto fa bene. Perché ti obbliga a rimanere focalizzato sull’obiettivo, e mi piace perché poi quando si finisce e vedi cos’hai prodotto sei ancora più soddisfatto".

Siete in tanti in Machete, ma lei ha stretto un rapporto professionale in particolare con Corrado Perria.

"Ci siamo conosciuti lavorando al dvd di Salmo, lui conosce bene i ragazzi della Doomsday, il brand di streetwear di Francesco Liori (Fr3nk) e Andrè Suergiu. Corrado faceva dei trailer per loro e Salmo se n’è appassionato. L’abbiamo contattato e ha lavorato alle mie immagini per il dvd ed è da lì che è iniziato il nostro sodalizio, una combinazione perfetta. Io ora mi occupo della parte di preproduzione del video, e lui del montaggio, poi passiamo tutto a chi ci fa la postproduzione. Funziona e siamo molto contenti".

Il backstage di un video di Nitro
Il backstage di un video di Nitro
Il backstage di un video di Nitro

E Olbia? Continua a influenzarla?

"Olbia ha influenzato tutti moltissimo, sia a livello di ispirazione sia musicalmente. Io ci vivo ancora, anche se ogni settimana prendo aerei. Il mio studio è in aeroporto (ride). Ma torniamo spesso tutti in Sardegna e giriamo qui in città. Anche per una questione di costi e perché possiamo filmare ovunque perché conosciamo tutti. Poi, quanto a paesaggi, in Sardegna siamo al top".

A proposito, ha partecipato anche al progetto “Nuraghes” di Mauro Aragoni.

"Sì, ho fatto il direttore della fotografia".

E che esperienza è stata?

"Incredibile. Cinque giorni al centro della Sardegna, dove non prendeva nemmeno il cellulare. Il film è tutta immagine e c’è molta postproduzione, con Alessandro Fele che ha fatto un lavoro strepitoso. Ho lavorato con una grande attrezzatura e sono rimasto soddisfatto, visto che è stata una delle mie prime esperienze come direttore della fotografia. Un mondo che mi piace e che mi ha fatto cambiare un po' le idee".

Su cosa?

"Ho capito che posso andare anche su altri orizzonti che non siano la regia".

L’hip hop è rimasto zoccolo duro del suo lavoro?

"Sì, anche perché su quel fronte abbiamo sempre carta bianca, quindi do sfogo alla creatività".

Come negli ultimi due video del rapper Lazza?

"Con lui è bella tutta la situazione che è nata, insieme ai progetti nuovi di Machete, con Slait e 333mob. Volevo lavorare con Lazza perché ci conosciamo da tanto tempo e abbiamo la stessa età. Un video l'abbiamo girato a Londra durante il tour di Salmo. Mi hanno chiamato, siamo arrivati in Inghilterra per il loro dayoff e abbiamo fatto tutto in un giorno. Il secondo video l'abbiamo fatto a Barcellona".

E l'esperienza con Fabrizio Moro?

"Quel video ha fatto un sacco di visualizzazioni, con un pezzo che non ha nemmeno vinto Sanremo. È stato interessante lavorare per lui, abbiamo mantenuto i nostri colori, la nostra aria un po’ cupa, ma ci siamo adattati alla situazione. Ci piace spaziare, cambiare linea, fare esperienza con altri generi. Il confronto con gli altri è un elemento di crescita".

Dove la porterà il futuro?

"Mi piacerebbe esplorare il mondo pubblicitario, mi piace il linguaggio dei trenta secondi, gli spot di auto in particolare. Ho dei progetti che stiamo sviluppando, soprattutto sul fronte della fotografia. Un settore che, al di là della regia, vorrei esplorare sempre di più".
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