Prevenire gravi patologie nelle persone che hanno lavorato a contatto con l’amianto. La Asl di Oristano ha fatto da apripista in Sardegna per un progetto assolutamente innovativo a livello mondiale.

L’azienda sanitaria locale della provincia di Eleonora è stata la prima a sottoporre una cinquantina di soggetti residenti nel suo
territorio ad una serie di test per individuare marcatori precoci, ovvero sentinelle di malattie che potrebbero compromettere di molto la qualità della vita di queste persone e, in alcuni casi, provocarne anche il decesso.
Il progetto ARRDIA (Asbestos Related Respiratory Diseases in Industrial Areas), su scala regionale, proposto dal dottor Roberto Cherchi, direttore della struttura complessa di chirurgia torarica dell’Arnas Brotzu di Cagliari e finanziato con fondi europei gestiti dal settore sanità dell’assessorato regionale alla programmazione, grazie alla legge regionale 7/2007 “Promozione della Ricerca Scientifica e dell’Innovazione Tecnologica in Sardegna” è partito dal territorio dell’oristanese grazie alla disponibilità dei vertici della Asl cinque, supportati dall’Associazione regionale ex esposti amianto (Area), presieduta da Giampaolo Lilliu.
L’iniziativa ha anche il sostegno della cattedra di Medicina del Lavoro dell’Università degli Studi di Cagliari, il CRS4 e la Fondazione “Centro Servizi alla Persona” di Villamar.
I primi risultati dei testi si conosceranno entro i mesi di settembre e ottobre.
«La prevenzione è fondamentale per i nostri lavoratori, entrati a contatto con questo materiale assolutamente pericoloso e nocivo e ringraziamo la Asl oristanese per la preziosa collaborazione e il fondamentale supporto», ha esordito Giampaolo Lilliu. «Un progetto sperimentale – prosegue il direttore generale della Asl di Oristano Angelo Maria Serusi – che abbiamo subito sposato e messo in opera. Il fine ultimo rimane sempre la tutela della salute di tutti i nostri cittadini».
IL PROGETTO – «I soggetti che hanno lavorato a contatto con l’amianto sono spaventati ed angosciati, perché si ritrovano ad affrontare un nemico silenzioso e subdolo», spiegato Cherchi, «un problema mondiale molto importante e ancora sottovalutato. Ad esserne interessati non sono solo gli operai, ma anche i loro familiari, come le mogli che pulivano gli indumenti dei propri mariti, contaminati dall’amianto. Per questo abbiamo sottoposto anche alcuni familiari a questi test di verifica».
Prelievi ed esami orientati a individuare dei marcatori precoci, ovvero degli indicatori di tre gravi patologie, sviluppate dall’inalazione di “Absestos”, piccole fibre di amianto. «A distanza anche di oltre trent’anni questo pericoloso contatto può sviluppare nell’organismo il tumore al polmone, la forma di tumore che provoca più decessi nel mondo. O il tumore alla pleura, la forma di tumore meno curabile e l’interstiziopatia polmonare absestosica, che causa difficoltà nella respirazione e rischia di condizionare in peggio la vita di chi subisce questo tipo di danno», ha aggiunto Cherchi.
I TEST – I prelievi sono stati effettuati in alcuni locali al primo piano dell’ospedale di Oristano, messi a disposizione dalla direzione dell’azienda sanitaria numero cinque. «Abbiamo cercato questi marcatori precoci non solo nel sangue, ma anche nel respiro, composto da gas e vapore acqueo», riferisce Cherchi, «con una nuova apparecchiatura abbiamo raccolto le parti acquose del respiro ed ora vogliamo capire se nel sangue e nel respiro si trovi lo stesso tipo di molecole». La sperimentazione verrà replicata nel centro di ricerca sul cancro più importante dell’India, il Tata Memorial Hospital, in collaborazione con l’Università di Cagliari e la professoressa Sara de Matteis. Proprio per questo un medico indiano è a Cagliari per un dottorato. I primi risultati sono attesi fra settembre e ottobre.
Soddisfazione anche dal presidente di Area Giampaolo Lilliu: «Per la prima volta siamo riusciti a
coinvolgere anche i familiari in questo processo di sorveglianza sanitaria. Sono state 48 persone a sottoporsi ai test in locali confortevoli messi a disposizione dalla Asl. La collaborazione fra azienda sanitaria e la nostra associazione si è rivelata vincente per vincere una scommessa importante, quella della prevenzione per i nostri ex-esposti».
«La nostra collaborazione con l’associazione degli ex-esposti amianto continuerà», hanno poi assicurato il direttore generale della Asl cinque Angelo Maria Serusi e il direttore sanitario Antonio Maria Pinna, «conoscere i soggetti potenzialmente a rischio di contrarre queste gravi patologie nel nostro territorio ci consentirà di intervenire tempestivamente con le nostre strutture e i nostri professionisti per garantire a questi cittadini una buona qualità di vita».

(Unioneonline/v.l.)

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