Il cancro è tuttora la seconda causa di morte nel mondo e ogni anno colpisce ben 18 milioni di persone. Con la previsione di un incremento del 60% dei pazienti entro il 2040, complici anche l’invecchiamento e l’aumento della popolazione mondiale, la lotta ai tumori si configura come un’assoluta priorità sanitaria. Un capitolo importante è quello dei tumori rari e delle neoplasie aggressive; i primi riguardano circa 89mila nuove diagnosi, per lo più persone giovani, e comportano una sopravvivenza di cinque anni inferiore rispetto a quella di chi sviluppa un tipo tumore più “frequente”; a questi si aggiungono i quasi 180mila italiani che ogni anno perdono la vita a causa di un tumore aggressivo, che risulta non curabile con i trattamenti attualmente a disposizione. La sfida che ci attende si concentra pertanto sulla ricerca di strategie terapeutiche efficaci.

Terapia con RadioLigandi

È un rivoluzionario approccio terapeutico reso possibile da una migliore comprensione della biologia dei tumori e dalla conseguente individuazione di bersagli molecolari per cure sempre più mirate, precise ed efficaci. La terapia veicola radiazioni direttamente e selettivamente sulle cellule malate, sfruttando caratteristiche strutturali proprie delle cellule neoplastiche.

La RLT oggi è utilizzata soltanto in alcune tipologie di cancro, in particolare per la cura dei tumori neuroendocrini o NET. Questi tumori, molto eterogenei, interessano cellule con caratteristiche endocrine e nervose presenti in numerosi organi come polmoni, bronchi, intestino, retto, appendice, pancreas: i più frequenti sono quelli a carico del tratto gastro-entero-pancreatico che essendo quasi sempre paucisintomatici, difficilmente vengono diagnosticati precocemente, tanto che spesso alla diagnosi sono già metastatizzati e non operabili.

Da un punto di vista cellulare, i tumori neuroendocrini sovra-esprimono i recettori per la somatostatina e questa caratteristica viene sfruttata dalla RLT: questi recettori costituiscono infatti la “porta d’ingresso” e rappresentano il bersaglio da individuare nella fase diagnostica.

La presenza dei recettori e la loro elevata concentrazione durante la fase diagnostica consentono di rendere estremamente efficace la fase terapeutica. Si tratta di una sorta di radioterapia “interna”, in cui un radiofarmaco “intelligente” bombarda dall’interno il tumore, che viceversa nella radioterapia “tradizionale” viene colpito dall’esterno dalle radiazioni emesse dalle specifiche apparecchiature. Il vantaggio della terapia con radioligandi è la selettività: il ligando si aggancia solo al suo bersaglio per cui la radioattività agisce solo in un’area circoscritta e per periodi limitati.

I benefici

Questa terapia è estremamente efficace, come dimostrato da un recente studio clinico di fase III (NETTER1), che ha evidenziato una significativa riduzione (79%) del rischio di progressione della malattia, un incremento della sopravvivenza generale ed un miglioramento della qualità della vita nel gruppo di pazienti rispetto a quello trattato con l’analogo “freddo” (non radioattivo).

La capacità della RLT di agire per via sistemica, legandosi alle cellule tumorali bersaglio in qualunque punto dell’organismo, ne consente l’impiego anche nel trattamento delle metastasi, sia quelle loco-regionali – cioè in prossimità della sede di origine del tumore primitivo – che in quelle a distanza da esso.

La terapia ha inoltre un importante impatto positivo sulla qualità di vita grazie alla ridotta tossicità e al minor impegno clinico necessario per sottoporsi alle cure: la RLT attualmente prevede la degenza ospedaliera per uno, al massimo due giorni ogni sei/otto settimane per un totale di 4 cicli di terapia, a fronte di terapie quotidiane. Anche la riduzione dei costi sanitari nel tempo, possibile grazie a un minore impegno delle strutture ospedaliere e a un miglior controllo di malattia, è un elemento che deve trovare spazio nella valutazione del valore aggiunto della RLT. Dallo scorso luglio questo trattamento è disponibile presso il servizio di Medicina Nucleare del P.O. Businco, unico centro sardo a erogare questa terapia.

© Riproduzione riservata