Nel latte materno potrebbero esserci agenti inquinanti. Lo evidenzia uno studio italiano, ancora non pubblicato e presentato a Bologna al congresso della Società Italiana di Endocrinologia e Diabetologia Pediatrica (SIEDP) al quale ha partecipato anche l’Università di Cagliari. Sebbene il latte materno resti il miglior nutrimento per il neonato, almeno per i primi sei mesi di vita come raccomandato dall'OMS, al suo interno potrebbero esserci sostanze rilasciate da oggetti di uso quotidiano, dagli ftalati presenti negli imballaggi alimentari al bisfenolo A, attualmente bandito, presente nelle stoviglie di plastica monouso e nei detergenti per il corpo, dai glifosati, utilizzati come pesticidi, ai parabeni contenuti nei cosmetici.

I dati, ancora preliminari, sono emersi nell'ambito del progetto, finanziato dall'UE e ancora in corso, "Life Milch" ("Mother and Infants dyads: Lowering the impact of endocrine disrupting Chemicals in milk for a Healthy Life") con l'obiettivo di valutare gli effetti degli interferenti endocrini sul neurosviluppo e la crescita infantile, analizzando in particolare il latte materno. Gli esperti consigliano di limitare l'uso di plastica monouso e l'utilizzo di biberon non certificati, come pure di contenitori di plastica per conservare e scaldare i cibi. In ambito di igiene personale e cosmesi la scelta migliore rimane quella dei prodotti naturali. Mentre prima di consumare frutta e verdura in scatola è buona norma sciacquare a fondo gli alimenti prima del consumo. Tra i suggerimenti anche preferire alimenti freschi e di stagione e variare l'acquisto di cibi presso fornitori diversi; ancora, scegliere un abbigliamento con tessuti naturali.

L'allattamento al seno comunque rimane di gran lunga il migliore alimento per il bebè, sottolineano gli esperti. «L'esposizione a queste particelle è inevitabile, data la loro onnipresenza nell'ambiente - dichiara il presidente del congresso Mariacarolina Salerno dell'Università Federico II di Napoli -. Tuttavia, niente allarmismi: l'allattamento al seno fa bene al bambino e non va sospeso ma protetto». Sono 654 le coppie mamma-figlio coinvolte nella ricerca che ha come unico fine quello di sensibilizzare le donne a ridurre l’esposizione a sostanze potenzialmente tossiche. 

(Unioneonline/v.f.)

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