"La lettera al ministro Tria non è una mossa elettorale, ma una forte, decisa, convinta richiesta di chiudere la stagione degli accantonamenti avendo di fatto il Governo chiuso quella dell'austerità e del risanamento del debito pubblico nazionale".

Così l'assessore regionale al Bilancio Raffaele Paci, dopo la diffusione della missiva da lui stesso inviata al Tesoro per chiedere la restituzione alla Sardegna di 684 milioni di euro.

LE REAZIONI - Una missiva che ha innescato, immancabile, la polemica politica.

Come quella dei Riformatori, che, in una nota a firma di Michele Cossa e Franco Meloni, attaccano: "Ancora una volta l’assessore Paci dimostra di avere memoria corta, dimenticando che oggi il problema degli accantonamenti sarebbe molto meno pesante se la Giunta Regionale non avesse rinunciato a suo tempo alla vertenza-accise, che costano ad oggi oltre tre miliardi di euro l'anno ai sardi".

"Fin dal 2014 – aggiunge il comunicato – il presidente Pigliaru e la sua Giunta sottoscrissero un accordo suicida con lo Stato sulle entrate che spettavano alla Regione, e si impegnò a ritirare tutti i ricorsi che furono presentati alla Corte Costituzionale da parte della Giunta precedente e persino a rinunciare ai benefici che sarebbero potuti derivare dall’accoglimento di altri ricorsi".

"Non solo - proseguono Cossa e Meloni - davanti alla sentenza sulle accise che ha respinto il ricorso della regione Sicilia, per ragioni diametralmente opposte a quelle sostenute dalla Giunta – prosegue – non si capisce con quali motivazioni la Giunta sarda ora gridi allo scandalo. Se l'Assessore Paci avesse agito allo stesso modo oggi i soldi delle accise, e parliamo di tanti miliardi persi, sarebbero potuti spettare ai sardi se non avessero avuto questa disastrosa Giunta”.

“Oggi – concludono i Riformatori – che sia proprio Paci a chiedere indietro soldi dal Governo è un paradosso. Per fortuna mancano solo pochi mesi alla fine di questa terrificante, per i sardi, avventura politica".

"Da tecnico della materia qual è, l'assessore Paci sa bene che non c'è alcuna correlazione tra la manovra Conte e il tema degli accantonamenti", commenta invece il il senatore del Movimento 5 Stelle Emiliano Fenu. "Ma - prosegue - come per tutti i maggiori problemi che attanagliano l'isola, il vicepresidente della giunta regionale prova a fare la voce grossa solo ora che a Roma non c'è più il governo amico di centrosinistra e usa strumentalmente l'argomento per provare a ridare fiato alla campagna elettorale per le regionali che vede la Giunta Pigliaru in estrema difficoltà".

"È l'accordo Paci-Padoan che consente allo Stato di scippare 4 miliardi alla Sardegna", tuona invece il deputato di Forza Italia Ugo Cappellacci. Che incalza: "L'unica cosa da fare è stracciarlo e mandare a casa chi lo ha firmato".

"Con quella firma - prosegue il parlamentare azzurro - Paci ha ritirato tutti i ricorsi presentati dalla mia Giunta alla Corte Costituzionale e ha perfino rinunciato ai benefici di quelli già vinti. Lui e tutto il centrosinistra parlavano con supponenza di 'accordo storico' mentre in pratica regalavano i soldi dei sardi allo Stato centrale".

"Proprio sulla questione accantonamenti - chiosa Cappellacci - la Valle d'Aosta ha presentato un ricorso uguale

al mio, non lo ha ritirato, ha vinto e sta ottenendo la restituzione del maltolto".

PACI TIRA DRITTO - Ma l'assessore torna a rivendicare la sua "battaglia", attraverso un'ulteriore nota in risposta alle polemiche, dove si legge: "Chi dice che ci siamo svegliati adesso e che facciamo richieste al governo Conte solo perché non amico, è in malafede o ha memoria corta: la Giunta Pigliaru ha impugnato le ultime tre finanziarie dei governi Renzi e Gentiloni e la battaglia sugli accantonamenti la portiamo avanti da anni".

Ancora: "Non esistono governi amici ma l'interesse dei nostri cittadini e della nostra regione, e in nome di quegli interessi sono convinto che si debba portare avanti una battaglia comune, qui in Sardegna e in Parlamento, ognuno nel suo ruolo ma con uno stesso obiettivo per riprenderci quei 684 milioni da destinare a politiche di sviluppo".

I RICORSI - Sul ritiro dei ricorsi, Paci ricorda invece che "i bilanci non si fanno con le sentenze della Corte Costituzionale, infatti gli stessi giudici scrivono che serve il passaggio politico per trovare l'accordo. La Corte fa sentenze, non scrive i bilanci, né quelli statali né quelli regionali. Quindi è del tutto inutile continuare a evocare ricorsi che non avrebbero di certo garantito automaticamente l'arrivo di miliardi di risorse, mentre con gli accordi firmati abbiamo chiuso la vertenza entrate rimasta aperta per dieci anni assicurando 900 milioni di arretrati e 150 in più all'anno".

Quindi Paci ribadisce: "Non possiamo accettare che il governo decida di aumentare l'indebitamento per avere 40 miliardi in più da spendere e allo stesso tempo chieda alla Sardegna 684 milioni per risanare il debito pubblico".

(Unioneonline/l.f.)

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