Il Consiglio dei ministri ha impugnato davanti alla Corte costituzionale il Collegato alla Finanziaria, approvato dal Consiglio regionale a settembre e pubblicato sul Buras a fine ottobre. 

Due le leggi portate dal Governo davanti alla Consulta (34 quelle non contestate), durante  la riunione di palazzo Chigi. Una è pugliese, l’altra è il testo sardo che doveva essere di “manutenzione legislativa” e invece conteneva ben 139 articoli che riguardavano numerosi settori, dall’attuazione della (re)istituzione delle nuove province (sei più le due città metropolitane di Cagliari e Sassari), ai fondi per il finanziamento delle compagnie aree, passando per urbanistica e sanità. 

Ancora non è stato reso noto quale parte della norma sia stata oggetto di contestazione, su proposta del ministro per gli Affari regionali, il leghista Roberto Calderoli.

Nella nota del Cdm si legge che «talune disposizioni» della legge 9 del 2023 eccedono «dalle competenze statutarie» e si pongono  «in contrasto con la normativa statale in materia di ambiente e paesaggio, di ordinamento civile, di ordine pubblico e sicurezza, di produzione, trasporto e distribuzione dell'energia, di tutela della salute, di coordinamento della finanza pubblica, di governo del territorio ed assetto territoriale» e  «violano gli articoli 9 e 117, primo e secondo comma, lett. h), l) ed s), 117, terzo comma e 133, secondo comma, della Costituzione». 

Sembrano numerosi quindi i settori materia del Collegato  che il Governo ha deciso di portare davanti alla Corte. Il riferimento all’articolo 133 della Costituzione lascia pensare che materia di scontro siano anche le Province, o la modalità della loro rinascita. Ma per avere certezze sarà necessario attendere la notifica del ricorso, che dovrebbe avvenire nei prossimi giorni. 

Questa è la diciannovesima legge sarda impugnata dal Governo dall’inizio della legislatura. 

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