L a crisi al buio ora è illuminata: Giuseppe Conte va a fare il bis con una maggioranza e un discorso che sono l'uno opposto all'altro. Conte nel giugno del 2018 divenne il premier di un esecutivo giallo-verde, nel settembre del 2019 si avvia a presentarne al Presidente Mattarella uno giallo-rosso. Il Pd si è sostituito alla Lega. Dal verde di Salvini al rosso di Zingaretti. Sempre con il giallo dominante di Grillo e soci. L'uscita del verde e l'ingresso del rosso hanno ovviamente delle conseguenze sulla natura del governo, la missione, il programma. Per questo il discorso del Conte 1 del 2018 è l'opposto del Conte 2 sentito ieri al Quirinale. Il Conte 1 parlava di “popolo”, “sovranità”, “cambiamento”; il Conte 2 parla di “legislatura europea”, “congiuntura economica”, “Alleanza Atlantica”. Siamo tra Marte e Venere.

Com'è possibile un patto tra due formazioni così distanti? Partiamo dal centro di gravità permanente dei due format, i Cinque Stelle. Il Movimento può allearsi senza alcun imbarazzo con la Lega e con il Pd perché non ha un manifesto politico di riferimento, surfa nella confusione della contemporaneità e per questo Luigi Di Maio ne ricorda la natura post-ideologica, la vera forza pentastellata. Se non credi negli -ismi e nelle idee forti (esistono) che plasmano il presente, se elenchi sempre un paio di utopie irrealizzabili, qualsiasi patto diventa possibile e per il resto, la praticaccia quotidiana, si fa un contratto. Come realizzare questo piano? Basta trovare un compagno di viaggio che crede di poter rendere stabile e razionale ciò che è volatile e potenzialmente esplosivo. (...)

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