«Tutti gli italiani che hanno voluto lasciare il Sudan lo hanno fatto, sono stati trasferiti a Gibuti, nel Paese sono rimasti alcuni volontari di Emergency e alcuni missionari». Così il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, arrivando al consiglio affari esteri e all’indomani della difficile evacuazione dei quasi 150 connazionali intrappolati a Khartum, teatro di una caotica e sanguinosa guerra combattuta nel cuore di una metropoli da cinque milioni di abitanti.

Una complicatissima missione di salvataggio che ha tenuto tutti con il fiato sospeso, e con arrivo previsto «in Italia con un volo dell'aeronautica militare verso le 18:30-19:00 all'aeroporto di Ciampino», ha aggiunto Tajani. «Stanno tutti bene, voglio ringraziare chi ha partecipato a questa operazione difficile», ha aggiunto il ministro degli Esteri. «Io sono rimasto in contatto con i leader delle fazioni che si stanno combattendo – ha precisato – hanno rispettato l'impegno a garantire la sicurezza del nostro convoglio, li ho ringraziati, questo è un fatto positivo. È stata un'operazione difficile, complicata e rischiosa ma è andato tutto per il verso giusto».

Altri connazionali sono invece a bordo di un volo organizzato dalla Spagna, partito da Khartoum con oltre 100 passeggeri.

Nel weekend operazioni simili sono state condotte anche da altri Paesi che stanno mettendo in salvo i propri cittadini in un conflitto che da nove giorni contrappone esercito a paramilitari per il controllo del Sudan al prezzo di centinaia di morti e migliaia di feriti.

Uno scenario dove appare sempre più incompleto il recente bilancio di sangue annunciato dall’Oms in cui si parla di almeno 413 morti, tra cui nove bambini, e 3.551 feriti. 

(Unioneonline/v.l.)

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