Nuova strage di migranti, questa volta al largo della costa tunisina: in 34 – tutti provenienti da Paesi dell'Africa sub-sahariana - risultano dispersi dopo che la barca sui cui viaggiavano è affondata. Erano partiti in 38 per l’Italia, quattro sono stati soccorsi.

Il tribunale di Sfax, dalla cui coste è partita l’imbarcazione diretta verso l’Italia, ha aperto un’indagine sul naufragio.

Alarm Phone aveva dichiarato stamani sul suo account Twitter che «40 persone rischiano di annegare nel Mediterraneo centrale. Un parente ci ha informato di una barca in pericolo che cercava di fuggire dalla Tunisia. Le persone riferiscono che le cosiddette guardie costiere tunisine hanno rimosso il loro motore, picchiato alcuni di loro e li hanno abbandonati in mare. Mettete fine a questa violenza!».

E la rotta tunisina ora sembra essere quella privilegiata dai migranti: in poche ore a Lampedusa si sono registrati venti sbarchi, quasi mille i naufraghi arrivati, mentre la Guardia Costiera e la Geo Barents di Medici Senza Frontiere ne hanno soccorsi altri nel Mediterraneo.

La Tunisia è recentemente caduta in una grave situazione economica e di tensione politica: sul Paese si concentrano i timori dell'Unione europea e del governo italiano, pronti ad aumentare gli sforzi per favorire un ritorno alla stabilità dello Stato magrebino fermando l'aumento vertiginoso dei flussi migratori. Dalla città portuale di Sfax sono partiti quasi tutti i barconi giunti sull'isola siciliana e tutti dicono di aver pagato tremila dinari tunisini per il viaggio. I migranti, di cui diverse donne e minori, sono originari di Congo, Camerun, Nigeria, Costa d'Avorio e Guinea, Sierra Leone, Siria, Tunisia, Marocco e Burkina Faso.

(Unioneonline/L)

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