Giovedì 8 giugno, la Gran Bretagna vota per scegliere il suo primo ministro, colui che avrà il difficile compito di condurre con l'Ue i negoziati per la Brexit.

Oltre al premier saranno rinnovati tutti i 650 deputati del parlamento: più precisamente i rappresentanti della Camera dei comuni che, nel sistema bicamerale inglese, è l'unica elettiva.

L’ultima chiamata alle urne per i britannici risale al 2015, quando a vincere fu il premier conservatore David Cameron, dimessosi dopo il referendum sull'Europa del 23 giugno 2016 conclusosi con la vittoria del Leave (in quella dura campagna l’ex inquilino di Downing Street era stato il leader della fazione europeista).

A volere le elezioni anticipate è stato il nuovo capo del governo, Theresa May: lo ha dichiarato due mesi fa, perché - ha detto - ha bisogno di una più forte maggioranza in parlamento per guidare il Regno Unito fuori dall’Unione europea.

I seggi sono aperti fino alle 23: i risultati arriveranno in nottata.

I CANDIDATI

Theresa May, Tory - È stata lei a sostituire il dimissionario David Cameron, vincendo la leadership dei conservatori non tramite consultazioni popolari ma alle primarie del partito, nel luglio 2016, subito dopo il referendum sulla Brexit.

Sessant'anni, nata Brasier, è entrata a Westminster nel 1997: è stata segretario di Stato per gli affari interni dal 2010 al 2016 e ministro per le Donne e le pari opportunità dal 2010 al 2012.

È la seconda donna del Regno Unito a ricoprire la carica di primo ministro, dopo Margaret Thatcher. Anche lei, come la "Lady di ferro", ha cercato di dare alla sua reputazione politica un'ombra di durezza.

Ma per gli analisti il paragone tra le due non regge: a May non viene perdonato l'aver fatto campagna contro la Brexit per poi adattarsi, passivamente, alla volontà del popolo.

Jeremy Corbyn, Labour - Pacifista, contrario alla monarchia, grande fan di Karl Marx, è entrato in Parlamento nel 1983.

È stato eletto per due volte leader dei laburisti, nel 2015 e nel 2016, nonostante fosse sempre stato considerato "troppo di sinistra" rispetto a un partito sempre più moderato nei 13 anni di reggenza di Tony Blair.

In questi due anni lui stesso si è spostato più verso il centro, anche se la sua visione dell'economia, ribattezzata "corbynomics" (nazionalizzazione delle banche e finanziamento diretto di cittadini e lavoratori), resta un programma molto più a radicale rispetto alle posizioni dei Labour degli ultimi vent’anni.

Gli altri - Il terzo candidato è Tim Farron, dei liberaldemocratici (8 seggi in Parlamento). Quarantasette anni, è un cristiano evangelico e convinto europeista.

Quarta forza è infine il Partito Nazionale Scozzese (Snp, 54 seggi). La sua leader, Nicola Sturgeon, non può diventare primo ministro essendo il capo del governo di Edimburgo.

Eppure la sua posizione, estremamente polemica nei confronti della Brexit e indipendentista (ha chiesto un nuovo referendum per far uscire la Scozia dal Regno Unito), può influenzare l’esito del voto.

I SONDAGGI - Quando Theresa May ha chiamato il Paese a elezioni anticipate, i sondaggi la davano in maggioranza assoluta (20 punti in più sui laburisti).

Ma in due mesi molte cose sono cambiate, a partire dai due attentati che hanno insanguinato ancora il Paese (a Manchester, lo scorso 22 maggio, e al Londra, il 2 giugno). Gli ultimi dati hanno decisamente accorciato la distanza tra i due principali partiti, anche se i laburisti sono sempre sotto (di circa 4 punti).

GLI SCENARI - I possibili scenari attualmente sono tre.

1) I conservatori ottengono la maggioranza assoluta conquistando quei 20 seggi per cui in pratica sono state indette le elezioni (passerebbero da 330 a 350).

2) I risultati del voto sono simili a quelli del 2015. I Tories vincono ma di poco, e la situazione resta così com’è: una vittoria per il partito, una sconfitta per la May.

3) I Tories perdono e né i laburisti né altre forze riescono a prendere una maggioranza. A quel punto dovrebbero essere messe in campo alleanze: per i Conservatori sarebbe una disfatta.

C'è anche un quarto scenario: a vincere saranno i laburisti. Ipotesi possibile ma considerata remota.

Angelica D'Errico
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