Sale a quasi 2.500 vittime il bilancio del violento terremoto che ha colpito il Marocco venerdì notte. Lo scrive il media marocchino Medias24, che cita il ministero dell'Interno.

I feriti, aggiunge, sono almeno 2.476. 

Secondo il nuovo bilancio ufficiale, tra le aree più colpite ci sono le province di Al Haouz con 1.452 vittime, Taroudant con 764 e Chichaoua con 202. Seguono le province di Ouarzazate con 38 morti, Marrakech (18), Azilal (11) e la prefettura di Agadir (5). Nella Grande Casablanca si contano 3 vittime. Si segnalano decessi anche nelle province di Youssofia e Tinghir.

Si scava, senza sosta e anche a mani nude per trovare ancora vita sotto i cumuli di macerie: «Le prossime ore sono cruciali», ricorda la Croce Rossa e la Mezza Luna Internazionale. Soprattutto in quelle zone rurali e remote, epicentro del sisma, che ancora restano isolate, con i soccorsi che fanno fatica a raggiungere i villaggi.

«Abbiamo raggiunto località dove non sono arrivati i soccorsi, ci sono ancora morti sotto le macerie e gente che tenta da sola di tirarli fuori. Qui le persone sono prive di qualsiasi assistenza e non era arrivato nessuno, quando ci hanno visti si sono gettati sulle nostre macchine», racconta Cicchetti Marchegiani, presidente del Raggruppamento operativo emergenze (Roe), colonna mobile di Protezione civile, partito da Roma e ora in Marocco con un team di quattro persone.

GLI AIUTI E LE POLEMICHE – Intanto dal Kuwait all’Azerbaigian, sono decine i Paesi che si stanno offrendo per aiutare il Marocco. Che per ora però ha deciso di accettare il sostegno solo di quattro Stati, sollevando polemiche. 

Rabat, fa sapere in una nota il ministero dell’Interno, ha «effettuato una valutazione precisa delle esigenze sul campo» e «in questa fase specifica» della drammatica emergenza provocata dal terremoto «ha risposto favorevolmente alle offerte di sostegno di Paesi amici, vale a dire da Spagna, Qatar, Regno Unito ed Emirati Arabi Uniti».

Il ministero degli Interni marocchino ha giustificato la sua decisione «tenendo conto che la mancanza di coordinamento in tali situazioni potrebbe essere controproducente». In ogni caso, il governo non esclude di chiedere aiuto ad altri Paesi, se necessario: «Con l'avanzamento delle operazioni di intervento, la valutazione dei possibili bisogni potrebbe evolversi, il che consentirebbe di sfruttare le offerte di sostegno presentate da altri Paesi amici, secondo le esigenze specifiche di ogni fase».

(Unioneonline/D)

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