Mentre gli automobilisti bolognesi si stanno sempre più abituando ai nuovi limiti, sale lo scontro fra il vicepremier Salvini e il Comune di Bologna, con il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti che annuncia una direttiva sulla questione e il Comune che si dice tranquillo, perché le nuove regole che da alcuni mesi impongono agli automobilisti di non superare il limite di 30 all'ora sul 70% delle strade della città sono state fatte «nel rispetto delle norme e con il supporto del ministero».

Il testacoda è sorto nell'ultima settimana, quando la "Città 30” è entrata nella sua fase strutturale, con le prime multe fatte dai vigili urbani. Dopo giorni di polemiche, che hanno visto protagonisti soprattutto il vicepremier Matteo Salvini e il sindaco Matteo Lepore, è arrivato l'annuncio del Mit di una direttiva che ha l'obiettivo di «evitare forzature».

Il Mit si dice contrario all'estensione del divieto a tutto il Comune e intende mettere un freno al proliferare degli autovelox. L'assessora alla mobilità Valentina Orioli ha risposto alle critiche ricordando che la zona 30 non riguarda le strade principali della città e che non ci sono autovelox a rilevare le velocità, demandando i controlli ai vigili urbani che in questi giorni sono stati impegnati con il telelaser nelle strade dove ci sono stati più morti e che in una settimana hanno fatto una decina di contravvenzioni. Il Comune ha inoltre ricordato che non solo il Ministero ha dato supporto al Comune nello scrivere le regole, ma che l'estensione delle "zone 30” era fortemente raccomandata dal piano per la sicurezza stradale varato sotto il governo Draghi e il ministro Enrico Giovannini con l'obiettivo di ridurre i morti sulle strade. Ma su questo tema, fa sapere il Mit, «la sensibilità politica dell'attuale governo è legittimamente diversa da chi ha guidato il Mit o il Paese in passato e che ora è all'opposizione a livello nazionale».

Bologna, quindi, tira dritto, in attesa di leggere i contenuti della direttiva e torna a invitare il ministro Salvini e i tecnici del ministero a sedersi al tavolo del confronto. Coinvolgendo, magari, anche le città che la "Città 30” l'hanno già applicata, come Olbia, dove il sindaco di centrodestra rivendica la bontà della sua scelta.

La questione, però, ha suscitato la bagarre politica, sia sul merito della questione, sia sul metodo. «Per Salvini - dice il segretario di +Europa Riccardo Magi - l'autonomia va bene solo se fai quello che dice lui da Roma. Anzi no: non va nemmeno bene fare quello che dice lui, visto che il limite ai 30 km orari nelle città è previsto dalle linee guida del suo Ministero. Ma che Salvini intervenga col pugno duro dello Stato centrale su una decisione legittima di un sindaco è un precedente pericoloso che gli stessi primi cittadini leghisti dovrebbero condannare».

Virginio Merola, predecessore di Lepore e deputato Pd, annuncia un'interpellanza parlamentare, mentre la Lega, a cominciare dal Tilde Minasi, capogruppo in commissione trasporti, difende la decisione di Salvini di dichiarare guerra a Bologna a bassa velocità.

Questa mattina in un’intervista a QN Salvini è tornato a precisare: «Abbassare il limite in modo generalizzato rischia di produrre effetti opposti a quelli desiderati. Più traffico e inquinamento senza miglioramenti significativi in termini di sicurezza. Il sindaco e la giunta, inoltre, dimenticano che il precedente governo nazionale aveva caldeggiato le zone 30, ma nelle vicinanze di scuole o asili. Imporle in tutta la città è una forzatura che tradisce lo spirito delle zone 30».

(Unioneonline/v.l.)

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