Continuano ad aumentare i minori stranieri non accompagnati presenti in Italia: i dati fino al 30 giugno scorso parlano di 17.864 ragazzi, secondo quanto emerge dal report statistico del ministero del Lavoro e delle Politiche sociali.

Ad aprile si segnalavano 15.939 presenze (il 36,8% in più rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso e il 93% in più rispetto al 2015).

L'allarme sul sistema di accoglienza arriva dalla Commissione parlamentare che studia le modalità di identificazione e trattenimento dei migranti, in relazione alle risorse pubbliche impegnate: "Troppo spesso - si legge nella relazione approvata qualche giorno fa - l'accoglienza non sembra essere impostata all'accompagnamento e all'integrazione, ma piuttosto relegata al soddisfacimento dei bisogni primari, se non in alcuni casi agli aspetti di puro business".

GLI ARRIVI - I minori che arrivano in Italia sono per il 93,2 per cento maschi e nel 59,9 per cento dei casi hanno 17 anni, mentre lo 0,5 per cento ha età compresa tra 0 e 6 anni. In gran parte arrivano dal Gambia, seguono poi Egitto, Guinea, Albania, Nigeria, Costa d'Avorio, Eritrea, Bangladesh, Senegal, Mali, Somalia, Pakistan, Ghana, Afghanistan, Kosovo, Marocco, Sudan, Sierra Leone, Camerun e Burkina Faso.

Quasi la metà dei minori, invece, proviene dalla Nigeria.

IRREPERIBILI - In base ai dati che esaminano il periodo fino al 30 giugno di quest'anno, 5.226 minori arrivati nel nostro Paese si sono resi irreperibili, e il 18,7 per cento era arrivato dall'Egitto, seguito dalla Somalia, Eritrea, Afghanistan.

ACCOGLIENZA - La suddivisione dell'accoglienza in base alle regioni è la seguente: Sardegna 768 (4,3%), Sicilia 7.616 (42,6%); Calabria 1.744 (9,8%); Lombardia 1.073 (6%); Emilia Romagna 1.073 (6%); Lazio 882 (4,9); Campania 826 (4,6); Puglia 795 (4,5); Toscana 602 (3,4); Friuli Venezia Giulia 595 (3,3); Piemonte 513 (2,9); Veneto 315 (1,8); Liguria 250 (1,4); Basilicata 245 (1,4); Marche 189 (1,1); Molise 113 (0,6); Provincia di Bolzano 96 (0,5); Abruzzo 96 (0,5); Provincia di Trento 52 (0,3); Umbria 18 (0,1); Val d'Aosta 3.

I minori, dice la relazione, "rappresentano probabilmente il punto cruciale del sistema di accoglienza, sia per l'entità del fenomeno, sia per la carenza di centri dedicati ad una categoria vulnerabile per definizione".

La prima accoglienza, in particolare, "consente la presa in carico del minore dal momento del suo arrivo sul territorio nazionale, fino ad un massimo di 60 giorni, per garantirgli servizi specialistici finalizzati al successivo trasferimento nei centri di secondo livello. La seconda accoglienza, prevista prioritariamente nell'ambito del Sistema per richiedenti asilo e rifugiati, fornisce al minore, in misura graduale e attraverso progetti individuali che tengono conto del suo vissuto e delle sue attitudini, gli strumenti per raggiungere la piena autonomia lavorativa, sociale e culturale".

LE PROPOSTE - Per la Commissione è necessario innanzitutto organizzare "iniziative propedeutiche alla piena integrazione", come "l'organizzazione di corsi di orientamento civico, attività finalizzate all'individuazione di possibili forme di incontro tra domanda e offerta di lavoro", attenzione all'aggiornamento professionale, anche per "accompagnare il minore verso una collocazione lavorativa sicura e adeguata alle sue risorse personali".

LE REGIONI - Sono proprio le regioni, quindi, gli enti ideali, considerate le loro funzioni istituzionali e la conoscenza del territorio, per svolgere "un ruolo chiave ed emblematico" al fine di risolvere le maggiori criticità legate all'accoglienza ma anche al coordinamento complessivo del sistema.

(Redazione Online/s.s.)

© Riproduzione riservata