Il numero di detenuti del carcere di Cagliari-Uta ha ormai abbondantemente superato la capienza massima ed è ormai “pieno” al 105%.

Non solo: molte delle persone ristrette hanno problemi di tossicodipendenza o di disturbi psichici, ma la carenza di personale, anche specializzato, rende difficile se non impossibile terapie, assistenza e riabilitazione.

Inoltre, la situazione non va meglio negli altri istituti carcerari dell’Isola. 

La denuncia arriva dall’associazione Socialismo  Diritti.

CAGLIARI-UTA – «È in costante aumento – si legge in una nota a firma di Maria Grazia Caligaris, che prende in considerazione gli ultimi dati del Ministero della Giustizia – il numero dei detenuti nella Casa Circondariale “Ettore Scalas” di Cagliari-Uta. Ogni mese infatti si registra nell’Istituto una crescita delle persone private della libertà oltre il limite regolamentare. Un segnale preoccupante a cui non corrisponde un adeguamento del personale amministrativo, di quello della Polizia penitenziaria e degli educatori. Senza contare che il Direttore riveste un doppio incarico essendo reggente a Sassari-Bancali e non c’è un vice direttore».

«Dietro le sbarre della principale struttura detentiva dell’isola – sottolinea Caligaris – sono presenti 589 ristretti (tra cui 111 stranieri e 24 donne) per 561 posti regolamentari (quasi il 105%). Erano 536 il 31 gennaio scorso. Si tratta di una popolazione privata della libertà di difficile gestione per la consistente presenza di tossicodipendenti e persone con disturbi psichici. Spesso le celle vengono distrutte da atti inconsulti e continuano a stare in isolamento persone che sono incompatibili con la detenzione. Lo scarso personale inoltre riduce la possibilità di attuare progetti riabilitativi anche a chi potrebbe farli con il costante esito di ridurre la permanenza in carcere a una pena fine a se stessa».

SASSARI BANCALI – Come detto, però, l’allarme non riguarda solo Cagliari. «La situazione è al limite anche a Sassari-Bancali dove – osserva l’esponente di SDR – ci sono 456 detenuti rispetto a 454 posti letto (tra cui 116 stranieri e 17 donne. Sono invece 90 i ristretti in regime di massima sicurezza (41bis)».

GLI ALTRI – Ancora: «Resta difficile la situazione al Paolo Pittalis di Tempio-Nuchis con 178 reclusi, tutti in alta sicurezza (per 170 posti). Al contrario, è migliorata numericamente la situazione a Oristano-Massama 242 (per 266) e a Lanusei dove 28 detenuti convivono in 33 posti».

Per quanto riguarda gli altri penitenziari, prosegue SDR, «regolamentare risulta la presenza di cittadini privati della libertà nella Casa di reclusione di Alghero che ha 110 ristretti per 156 posti (25 stranieri) e Badu ‘e Carros con 192 reclusi per 378 posti (anche se ci sono due sezioni chiuse). Resta paradossale la situazione nelle Colonie all'aperto di Is Arenas (79 presenze per 176), Isili (81 per 130) e Mamone (162 su 292 – in realtà è chiuso un padiglione di altri 100 posti) dove appare ancora molto difficile colmare qualche vuoto».

“SERVE UNA SVOLTA” – «Nonostante l'annuncio di iniziative di valorizzazione – conclude Caligaris - lasciano ancora a desiderare il lavoro costante dei detenuti e le produzioni agricole. Come sanno i responsabili del Dap e del Ministero, in Sardegna è necessaria una svolta. Nei prossimi giorni dovrebbero essere rese note gli esiti le assegnazioni degli incarichi ai nuovi direttori in modo da superare le difficoltà di sopperire in tre alla gestione di 10 Istituti. Il dubbio però resta anche perché la Sardegna non ha neppure un Provveditore regionale assegnato in modo esclusivo».

(Unioneonline/l.f.)

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