Le condizioni del corpo erano del tutto incompatibili con una caduta nella gola di Tuvixeddu.

Ora che sono in possesso degli atti i familiari di Manuela Murgia continuano con ancor più forza la loro battaglia ormai decennale per fare giustizia e ottenere la verità sulla morte della 16enne, trovata senza vita nella gola di Tuvixeddu il 6 gennaio del 1995.

«Abbiamo riscontrato le tante incongruenze che hanno rafforzato la nostra tesi. Nostra sorella non si è mai suicidata», affermano con convinzione al Tg di Videolina, che sta seguendo la vicenda con una serie di servizi di Luca Neri.

Troppe le cose che non tornano vedendo l’autopsia. A partire da quel volo: «Una caduta potrebbe esserci stata, ma non da questa altezza e non in questo luogo». Con un volo del genere Manuela avrebbe dovuto raggiungere i 120 km orari: «Ma il corpo è intatto, integro. Soprattutto il cranio. Perfetto, denti perfetti, occhi nelle orbite. Non ha fratture. Una signora che abita lassù ci ha raccontato che una volta cadde un cane, era talmente disintegrato che non ne raccolsero neanche la pelle».

Quel giorno a Cagliari piovigginava, Manuela secondo le ricostruzioni avrebbe camminato su una superficie terrosa prima del suicidio. «Ma la suola delle scarpe era pulita, le tomaie sporche. Non ha camminato, è stata trascinata nella terra», continuano le sorelle che stanno mettendo in fila tutte le incongruenze del caso per arrivare alla riapertura dell’inchiesta.

(Unioneonline)

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