Dopo gli insulti al giocatore rivale l’esonero, dopo l’esonero gli insulti di chi frequenta i social, dopo gli insulti sui social la difesa di giocatrice e dirigente. Tutto in pochi giorni.

Andrea Congiu, allenatore del Cus Cagliari calcio a 5, è stato sollevato dall’incarico subito dopo il match di martedì contro la Villacidrese per gli epiteti razzisti rivolti dal tecnico al calciatore brasiliano Sergio Rocha: comportamento «inaccettabile e ingiustificabile», sottolineano la giocatrice Serena Cappai e Alessio Correnti, responsabile del futsal per la società, aggiungendo che su quanto accaduto in campo «non c’è altro da aggiungere».

Però, sostengono, c’è «un padre, un marito e un figlio che non si merita di vedersi dipinto come un mostro che non esiste» e che «non è razzista» ma «una bella persona». E ci sono i social dove gli insulti rivolti a chi ha sbagliato, nonostante le scuse immediate (che «non cancellano i gesti e le azioni compiute»), diventano un’onda ingestibile. Dove tutti diventano «giudici e carnefici della persona che ha commesso l’errore» tra chi «lo vuole in fiamme, chi lo accusa di non essere degno dello sport che insegna da 30 anni, chi lo vuole vedere processato e giustiziato».

Ecco, scrive Correnti, ci si dimentica «che dietro la vita che crediamo di vivere online c’è sempre una persona in carne e ossa con sentimenti ed emozioni» e che «tutti abbiamo sbagliato e sbaglieremo ancora» senza per questo dover «essere messi alla gogna e giustiziati in pubblica piazza». Sbagliare «è umano. Andrea non è un razzista, ha insegnato a giocare a tantissimi ragazzi e ragazze per più di 30 anni e ad allenare a tantissimi giovani allenatori. Andrea ha un carattere caldo, è vero, e ha sbagliato, ma è una brava persona che ha commesso un grave errore e che ne sta pagando le conseguenze. Questo comunque non cancella quanto di buono ha fatto fino a quel momento e quanto di buono potrà fare nel futuro».

Ma se nulla può giustificare la reazione a caldo, nessuno dovrebbe sentirsi in diritto di «dare un’opinione non richiesta, quella cattiveria gratuita per sentirci sempre più splendidi di chi in quel momento viene colpevolizzato, un’inutile accusa solo per fare sapere al resto del mondo (dei social) quanto noi siamo bravi e gli altri cattivi», aggiunge Cappai.

Il caso di quegli «ignoranti che si sono permessi di dire la loro senza sapere la realtà dei fatti, i vili, i leoncini da tastiera che diventano coniglietti nella vita vera. La verità è che Andrea Congiu ha sbagliato ed è stato punito. Chi lo conosce sa che per lui il calcio a 5 veniva sopra ogni cosa, sa quanto amasse visceralmente questo sport e le squadre che seguiva. Ho avuto la fortuna di averlo come mister per tre anni, in cui mi ha insegnato tanto e mi ha dato altre mille ragioni per continuare a giocare. Tre anni dei quali vado fiera, in cui ha sempre parlato di rispetto per il compagno e per l’avversario e in cui non ho mai sentito uscire dalla sua bocca una frase razzista. Andrea è anche un padre, un marito e un figlio che ha una famiglia, che non si merita di vedersi dipinto come un mostro che non esiste. Merita anche la giusta riconoscenza per tutto il bello e il buono che ha lasciato in questi anni. Non è razzista. Vorrei invitare gli sciacalli e spegnere il Pc e i cellulari e a ritrovare un po’ sensibilità e umiltà».

Infine il ringraziamento «per tutto quello che è stato per noi: la tua squadra sa che bella persona tu sia e questo deve darti forza per combattere le cattiverie che ti stanno piombando addosso. Forza Mister».

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